Visita pastorale nelle parrocchie della città di Sassari: a San Donato e San Sisto la Celebrazione Eucaristica in occasione della festa della Madonna della Speranza

19 Dicembre 2024 | News, primo piano, vescovo, Visita pastorale

Mercoledì 18 dicembre, l’arcivescovo Gian Franco ha presieduto la Celebrazione Eucaristica nella Parrocchia San Donato e San Sisto, in occasione della festa della Madonna della Speranza.

Di seguito si riporta l’omelia tenuta dall’Arcivescovo.

«Nel Vangelo che abbiamo ascoltato, l’evangelista Matteo inserisce la storia di Maria in un contesto di speranza. “Tutto questo è avvenuto,” dice, “perché si compisse ciò che era stato detto dal Signore per mezzo del profeta: Ecco, la Vergine concepirà e darà alla luce un figlio, a lui sarà dato il nome di Emmanuele, che significa Dio con noi”.

La vera speranza dell’umanità, come per il popolo di Israele, è stata quella di desiderare, vivere e sperimentare la presenza di Dio nella propria vita. Questa speranza si è espressa attraverso le dimensioni più profonde del cuore umano: a volte percependo chiaramente la voce di Dio, altre volte attraversando momenti di dubbio in cui si poteva credere di essere stati abbandonati. Tuttavia, i profeti, suscitati da Dio, hanno costantemente annunciato la sua fedeltà e il suo amore, ricordando che Egli non viene mai meno alle sue promesse. Il popolo di Dio è chiamato a camminare con Lui, sperimentando la sua presenza come l’Emmanuele, il Dio con noi.

Questo grande mistero d’amore ha raggiunto il suo culmine nella storia della salvezza quando Maria, giovane ragazza di Nazareth, è stata scelta per diventare la dimora dell’Emmanuele, il grembo da cui sarebbe nato il Dio con noi. Maria è dunque il segno concreto della credente che risponde: “Eccomi, sono la serva del Signore.” La sua umiltà e disponibilità hanno reso possibile l’adempimento delle promesse di Dio.

Maria e Giuseppe, naturalmente, si sono posti molte domande. Perché Dio li aveva scelti? Allo stesso modo, il popolo di Israele si è spesso chiesto: “Come ha potuto Dio scegliere noi, il più piccolo tra i popoli, per essere l’annunciatore del Messia?” Ma Dio, nella sua logica divina, sceglie ciò che è umile, povero e fragile per manifestare la sua grandezza, che si rivela nel suo amore per l’umanità.

Questo mistero di speranza e amore è evidente nella vita di Maria, che concepì e diede alla luce un figlio chiamato Emmanuele. Una donna umile e una ragazza semplice, insieme a Giuseppe, sono diventati il segno vivente della presenza di Dio. Per questo celebriamo Maria Vergine e Madre della Santa Speranza, figlia del popolo della speranza, esempio di umiltà e di adesione totale alla volontà divina.

Maria ci ricorda che Dio porta avanti la sua opera di salvezza non attraverso la forza e il potere, ma attraverso la fragilità e la debolezza umana. Il Verbo di Dio, la speranza viva, è stato donato all’umanità grazie a Colei che ha creduto e sperato. Maria è quindi il modello di chi crede e accoglie la presenza di Dio nella propria vita e la trasmette al mondo.

Anche Giuseppe ha vissuto la prova della speranza enell’obbedienza alla fede ha trovato la forza per rispondere. Scrive l’evangelista: “Fece come gli aveva ordinato l’angelo del Signore e prese con sé la sua sposa.” Questo è un esempio di abbandono fiduciale e profonda fiducia in Dio, che non è fatalismo, ma un atto di rimessa totale di sé stessi nelle mani del Signore.

Maria, in questo tempo di Avvento che prepara al Natale, invita a metterci in cammino, come lei stessa è rappresentata nel simulacro: gravida della presenza del Verbo, ma sempre in cammino. Così è la fede: gravida della presenza di Dio, ma in cammino verso la vita nuova, la vita di Cristo. Questo è un messaggio di speranza che ci incoraggia a vivere con fiducia e amore.

La celebrazione di questa festa nel cuore della città di Sassari, così partecipata e vissuta con gioia, è un segno di speranza e sinodalità. Maria ci educa a credere, sperare e amare e ci accompagna verso il Giubileo della Speranza, ravvivando la nostra adesione a Cristo, il Verbo di Dio fatto carne».

 Messaggio ai fedeli prima della benedizione finale

Prima della benedizione al termine della Celebrazione,l’Arcivescovo ha rivolto un messaggio ai fedeli presenti:

«Siamo nel contesto della Visita pastorale, una visita canonica che include anche una dimensione valutativa e amministrativa, intesa nel senso più ampio del termine, non soltanto economico.

La prima cosa che desidero sottolineare è che il cammino intrapreso per il centro storico di Sassari non mira a chiudere le chiese, ma a riaprirle e renderle vive. Credo che tutti noi dobbiamo prenderne coscienza, sviluppare consapevolezza e assumerci una responsabilità condivisa. È evidente che queste nostre belle chiese, un tempo circondate dalla vita delle comunità e inglobate tra le case, oggi si trovano in un contesto diverso. Dobbiamo quindi interrogarci su come vivere l’esperienza della parrocchia in questo momento storico: come vivere la comunità cristiana e come costruire comunione.

Il cammino pastorale che auspico possa raggiungere tutti vuole risvegliare una consapevolezza missionaria e apostolica. Le nostre parrocchie hanno un futuro importante: essere segno della presenza di Gesù nel cuore della città, luogo di preghiera, accoglienza, celebrazione dell’Eucaristia, e testimonianza di una Chiesa viva. Dobbiamo chiederci, in questo tempo, come ciascuno di noi possa essere parte attiva di questa chiamata del Signore.

Celebriamo oggi la festa della Madonna della Speranza. Maria, con il suo “sì”, si è resa pienamente disponibile al progetto di Dio. Allo stesso modo, invito tutti noi a riscoprire e valorizzare la generosità presente in questo territorio. Ringrazio don Tonino e tutti coloro che collaborano, ma c’è bisogno di un rinnovato cammino comunitario. Il Sinodo significa camminare insieme, superando dispersioni e disorganizzazioni. Ognuno può offrire il proprio contributo: come catechista, animatore liturgico, membro delle confraternite, o in altre forme di servizio apostolico.

È importante anche formarsi, partecipare con maggiore coinvolgimento al cammino pastorale. Comprendo le difficoltà legate al lavoro e alla famiglia, ma non tutti sono chiamati a fare tutto. Alcuni possono dedicarsi con più tempo e energie al servizio della Chiesa. Questo è ciò che il Papa ci invita a fare: essere discepoli missionari, capaci di vivere una nuova stagione di annuncio del Vangelo. Anche l’arte e la storia possono diventare strumenti di evangelizzazione e catechesi.

Il nostro compito è rigenerare e riabitare il territorio come comunità parrocchiali, non più isolate ma cooperative, condividendo servizi di evangelizzazione, carità e educazione. Non dobbiamo adagiarci sul passato o rimpiangerlo, ma chiedere al Signore cosa ci chiede oggi, con gratitudine verso chi ci ha preceduto e con responsabilità verso il presente.

Sono certo che il Signore, attraverso la grazia dello Spirito Santo e con la compagnia di Maria, ci guiderà in questo cammino. Dobbiamo considerare le risorse e i limiti del territorio, accogliendo anche chi proviene da altre terre. Nessuno è da scartare: ogni persona è parte del disegno di Dio. La Chiesa può contribuire a rigenerare l’ambiente e prendersi cura delle fragilità, ma ciò è possibile solo insieme, come comunità.

Vi ringrazio per la vostra disponibilità e vi invito ad accompagnare questo processo con la preghiera, anche quella silenziosa offerta nelle case, specialmente dalle persone anziane o impossibilitate a uscire. Ogni preghiera è un grande contributo. Grazie a tutti».

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