Sabato 7 dicembre, nella cappella del Seminario Arcivescovile, si è tenuta la rappresentazione “Il Natale di Martin”, tratta dai racconti di Lev Tolstoj. L’evento, organizzato in collaborazione con l’Azione Cattolica Diocesana, si è svolto in occasione della festa patronale del Seminario. La serata si è aperta con un momento di preghiera comunitaria.
Durante l’incontro, l’Arcivescovo ha rivolto ai presenti un discorso ricco di riflessioni:
<< Questo momento di preghiera, unito al bel testo di Tolstoj che avete interpretato, ci riporta al Natale storico di Gesù, quando il Figlio di Dio si è incarnato diventando bambino, ma ci invita anche a riflettere sul “Natale continuo” di Dio, che ogni giorno viene incontro a noi.
Siete stati molto bravi, perché avete proposto un’esperienza che è diventata anche un po’ vostra: l’esperienza di scoprire cosa significhi davvero “fare Natale” e di riflettere su quando e come questo avvenga. Avete scelto una via interessante e originale. Spesso si pensa che la fede arrivi esclusivamente solo da ciò che Dio comunica direttamente, ma a volte è Dio stesso che ci incontra partendo dalle esperienze umane di chi lo cerca. Questa sera avete mostrato come anche la letteratura, che raccoglie il cammino di tante persone, possa guidarci a comprendere il Natale in profondità, senza banalità. Lo stesso Vangelo, richiamato nel racconto, ne è una testimonianza.
Apprezzo molto questo tipo di attività seminariale e la incoraggio, perché mette al centro i ragazzi, veri protagonisti di una ricerca sincera verso Gesù. Il seminario, infatti, è uno spazio aperto alla collaborazione: c’è chi lo vive più dall’interno, chi un po’ dall’esterno, ma questo scambio è prezioso. Questa sera ho visto una bella luce, una luce che ci è stata affidata. Ora sta a noi mantenerla accesa e trasmetterla agli altri, come in una staffetta. Il Natale è innanzitutto una ricerca di Dio, e molte persone hanno bisogno di essere accompagnate, non solo nella ricerca di Dio, ma anche nel dare una risposta a delle proprie domande e inquietudini.
Il seminario può essere un luogo privilegiato per riflettere sulle domande fondamentali della vita. Questa sera avete intrapreso la via della bellezza attraverso la letteratura, un percorso che può essere riproposto anche in altri contesti, come le associazioni o la scuola, scegliendo testi che aiutino i ragazzi a interrogarsi e a scoprire le domande essenziali.
Vi ringrazio davvero, siete stati bravissimi. Questo lavoro è il frutto di una collaborazione tra diverse realtà, e credo che ci aiuti a essere una Chiesa sinodale. Il seminario ha bisogno del sostegno di tutti, ma forse ce ne siamo dimenticati. Oggi siamo chiamati a riflettere su come promuoverlo e incoraggiarlo. Esprimo la mia preghiera e vicinanza al rettore, Mons. Salvatore Fois, al vicerettore, don Emanuele Piroddu, e a tutti coloro che collaborano in vari modi.

Il seminario può essere visto come un campus di orientamento per le scelte di vita, indipendentemente da quali esse siano. Perché non iniziare a domandarci da piccoli: Come posso sentire la Chiesa da grande? Dio chiama ciascuno di noi, ponendo una vocazione nel cuore, ma questa va cercata. Come Martin nel racconto, anche noi siamo chiamati a intraprendere un cammino di ricerca, ascoltando la voce di Dio.
Rimettendoci in questa prospettiva, possiamo fare grandi scoperte. Ogni luce è unica, ma insieme queste luci creano una grande illuminazione. Il mio augurio è che il seminario continui con coraggio e creatività, non guardando con nostalgia al passato, ma con gratitudine e con uno slancio deciso verso il futuro. Questo è lo stile che ho respirato questa sera >>.