Questa mattina, 4 dicembre, nel santuario di San Pietro in Silki, a Sassari, l’arcivescovo Gian Franco ha presieduto la Celebrazione eucaristica nella ricorrenza della festa di Santa Barbara, patrona del Corpo dei Vigili del Fuoco.
Di seguito pubblichiamo il testo dell’omelia tenuta dall’Arcivescovo:
«È motivo di gioia celebrare oggi insieme la festa di Santa Barbara, il cui nome, nella sua etimologia, ci invita a riflettere sul tempo in cui le fu dato. “Barbara”, legata forse alle sue origini, come spesso avveniva nell’antichità, ci è stata tramandata dalla tradizione cristiana come una figura nobile, dedita a Dio e al prossimo. Credo che questa dedizione sia ciò che qualifica veramente una persona. Ed è proprio questa dimensione che desidero sottolineare oggi, poiché essa riflette la vocazione non solo dei Vigili del Fuoco, ma anche di ogni cristiano: essere dediti. La dedizione implica una relazione con il dono: ci si dedica per donare qualcosa, per offrire qualcosa.
E cosa ha donato Barbara? Ha donato sé stessa. Non ha donato semplicemente qualcosa di materiale, ma ha messo a disposizione la propria vita per essere operatrice di bene e di bellezza. Questa vocazione al bene e alla bellezza interpella ogni essere umano, indipendentemente dalle sue appartenenze o sensibilità, ed esprime bene la vocazione dei Vigili del Fuoco, così come quella di ciascuno di noi: metterci a servizio degli altri.

Il Vangelo odierno (Mt 15,29-37) ci presenta una folla atipica attorno a Gesù: zoppi, storpi, ciechi, sordi e molti altri malati. Questa folla era l’opposto delle aspettative messianiche del popolo di Israele, che attendeva un messia di forza e potere. Gesù, invece, rivela una logica diversa: Egli è venuto per accogliere il popolo affaticato e oppresso, per invitarlo a un banchetto di felicità, amore e bene. La missione messianica, che in questo tempo di Avvento ascoltiamo spesso nella liturgia, ci prepara alla nascita di Gesù, il Bambino di Betlemme, e ci ricorda che il messianismo cristiano non è deresponsabilizzante o estraneo alla vita, ma coinvolge pienamente la vita.
Questo messianismo è il frutto della partecipazione alla vita comune, una risposta a Dio che chiama e ai bisogni dell’umanità che ci interpellano. Pensiamo a Gesù: se avesse ragionato con logiche umane, si sarebbe forse allontanato da una folla così fragile. Eppure, Egli ci invita a considerare la fragilità dell’umanità, una fragilità che appartiene a ciascuno di noi.

Alla luce di tutto questo, la patrona del Corpo dei Vigili del Fuoco ci aiuta a comprendere e a sostenere il prezioso servizio svolto. Come ricordava Papa Francesco, rivolgendosi ai Vigili del Fuoco e alle loro famiglie, il vostro lavoro garantisce le condizioni di tranquillità della vita civile e protegge i cittadini da pericoli e calamità. Tuttavia, la vita civile spesso non è tranquilla, nonostante leggi e forze dell’ordine. Forse questo accade perché abbiamo perso un senso di civiltà, un senso di umanità.
Oggi, mentre celebriamo oggi l’Eucaristia, chiediamoci quanto il Vangelo può contribuire a un passo avanti di civiltà. Il Santo Padre, parlando al Parlamento Europeo, ricordava che l’Europa, terra di poeti, artisti, filosofi, musicisti e operatori di bene, ha smarrito la sua vocazione. Egli ci invita a riscoprire l’impegno di generare una civiltà dell’amore, come proposto da San Paolo VI e ripreso da San Giovanni Paolo II.
Questa è la missione di tutti noi: incontrare e servire gli altri, anche coloro che portano in sé fragilità di ogni sorta. Santa Barbara ci ricorda che l’altruismo, l’audacia, la prontezza e la disponibilità al sacrificio, talvolta fino al rischio della vita, sono le espressioni più belle dell’amore per gli altri, un amore che supera ogni appartenenza.
Illuminati dall’esempio di questa donna coraggiosa, chiediamoalla nostra cara Santa Patrona di renderci protagonisti di bene, vicinanza, compassione e tenerezza. Valori che possono sembrare deboli ma che, nella biografia cristiana, esprimono una forza autentica: la forza dell’amore».