Sabato 4 maggio l’arcivescovo Gian Franco ha presieduto la Santa Messa nella chiesa parrocchiale di San Vincenzo a Sassari e ha amministrato il sacramento della Confermazione.
Nell’omelia Mons. Saba si è rivolto direttamente ai cresimandi dicendo:
<<Come consuetudine, prima di amministrare il sacramento della Cresima, vorrei vivere con voi, cari cresimandi, un momento di dialogo. I catechisti mi hanno già detto che siete molto preparati. E allora adesso vediamo di farci guidare dalla parola di Gesù che abbiamo ascoltato. Gesù nel Vangelo parla dell’amicizia. È una parola importante questa. Gesù ci ha chiamato amici. Pensate quale grande dono abbiamo: l’amicizia di Dio.
Dio è nostro amico. L’amicizia è un valore che porta confidenza, unione, il conforto di poter contare l’uno sull’altro.
Voi potete contare sui vostri genitori perché ci sono sempre, ogni giorno, e Gesù ha questo esempio proprio per indicarci che noi possiamo contare su di lui. Perché Egli c’è sempre. E questo suo esserci sempre lo paragona all’affetto, all’amore di un amico, di un genitore, di un parente.
Gesù ci dice che il Padre suo lo ha mandato proprio per donarci il suo amore, l’amore di Dio. A volte pensiamo che Dio si manifesti nella nostra vita con qualche linguaggio che non ha niente a che vedere col nostro linguaggio umano, invece Gesù ha voluto e desidera manifestarsi, rendersi vicino a noi, con un linguaggio che sia comprensibile e noi lo possiamo percepire. Non è sempre facile trovare un amico fedele. Perché un amico è una cosa preziosa, è una persona preziosa. Non sempre l’amicizia si rivela autentica. Può capitare nei rapporti umani, nei rapporti interpersonali, che alcuni sono autentici e veri, altri no.

Quindi Gesù ci ha dimostrato che il suo rapporto di amicizia è autentico. Egli ci ha donato la sua vita sulla croce. E uno andrebbe in croce se non volesse bene le persone per le quali va in croce? No. Questo vuol dire che è il segno del suo amore. Ecco, Gesù ci dice che il suo amore è autentico, che il suo amore è vero e la sua amicizia è vera e reale. Non è una finta. Perché concretamente per noi ha donato la sua vita.
Oggi talvolta nel mondo dei giovani per dimostrare l’amicizia o l’affetto ci si affida a delle emoticon inviate tramite ì cellulari. Ci vuole qualcosa di più. Ci vuole la dimostrazione. Per dimostrare a una persona che le si vuole bene, cosa ci vuole? La relazione, il contatto. Ecco, la dimostrazione che si vuole bene ad una persona in modo reale non è una cosa superficiale ma una cosa impegnativa.
Voi oggi ricevete il dono dello Spirito Santo perché vi aiuti a scoprire che Gesù è il vostro amico, che vi vuole bene. Ecco la comunità cristiana. La comunità parrocchiale è una comunità che è fondata sull’amicizia con Gesù. La Chiesa è questo. La vita cristiana è questo.
Oggi noi viviamo in una cultura della riproduzione. La riproduzione spesso non è come un prodotto di prima mano. Oggi, nel giorno della Cresima, che è simile a quello che dice Gesù nel Vangelo, io vi auguro di essere una bella copia dell’amicizia con Gesù, una copia personale, originale di quello che Gesù dice nel Vangelo.
È importante questo annuncio di amore ai piccoli. Ecco. E l’augurio alla nostra comunità di San Vincenzo è di crescere come famiglia fondata sull’amicizia con Cristo, camminando insieme, non vivendo da soli. Siamo nel tempo del cammino sinodale. Vi sono presenti tanti operatori pastorali, i catechisti, le catechiste, educatori dell’Azione Cattolica e altri gruppi cantori.
Ecco, la Chiesa non è isolata, la parrocchie non sono isole. La Chiesa diocesana è il corpo ecclesiale nel quale siamo chiamati a camminare insieme, a sentirci in un’unica parte dell’unica famiglia.
Ecco, con questo augurio ringrazio il parroco e tutti i collaboratori che hanno preparato questa giornata. Andiamo avanti insieme, camminiamo insieme. Le nostre chiese, le nostre comunità, come ci sollecita papa Francesco, sono chiamate a camminare insieme, ad uscire dall’io sterile, dalla chiusura sterile, dal ripiegamento in se stesse per partecipare a quell’alleanza comune, a quel cammino di cui abbiamo sentito parlare anche nella prima lettura. Pietro non si rivolge solo ad alcuni, ma si rivolge a tutti>>.