Celebrazione nella Domenica delle Palme
Con la celebrazione presieduta dall’arcivescovo Gian Franco nella cattedrale di San Nicola si è aperta la Settimana Santa. La mattinata si è aperta con la tradizionale benedizione delle palme e degli ulivi in Piazza Fiume, seguita dalla processione fino alla cattedrale dove è stata celebrata la Santa Messa.
Il messaggio del vescovo Gian Franco
<< Con la Domenica della Passione del Signore, comunemente chiamata Domenica delle Palme, abbiamo imitato Cristo compiendo il nostro ingresso in Gerusalemme. Questa imitazione non è un’imitazione di memoria storica ma un’imitazione vera, un cammino che ci ricorda tre aspetti del mistero dell’ingresso di Gesù a Gerusalemme. Il primo è quello prefigurato dai profeti dall’antico popolo di Israele. Gerusalemme, la città madre, il luogo dell’incontro con Dio, dell’alleanza con Dio, la sede del Tempio, la sede per celebrare la Pasqua del Signore. Questo mistero prefigurato cioè preannunciato dai profeti è vissuto in modo profetico.
In Cristo Gesù è divenuta realtà, cioè il figlio stesso di Dio che si è fatto carne, ha compiuto il suo ingresso in Gerusalemme non per costruire un nuovo tempio ma perché Egli divenisse il tempio di Gerusalemme, attorno al quale raccogliere e radunare popoli di ogni lingua, cultura e nazione. Non quindi per celebrare una Pasqua esteriore, anche se Egli più volte celebrò la Pasqua del suo popolo di cui era figlio, ma per celebrare la Pasqua suprema.
Dopo il mistero dell’Ascensione, la Chiesa celebra ancora il mistero dell’ingresso in Gerusalemme peregrinante nella storia, come abbiamo fatto noi quest’oggi. La Chiesa, la Città Santa, la quale accoglie uomini e donne di ogni cultura, popolo e nazione. Anche noi abbiamo voluto esprimere il nostro essere discepoli di Cristo per celebrare la Pasqua, per camminare ora nella via del mistero o dei sacramenti, come siamo soliti dire verso la Pasqua eterna, verso la Gerusalemme celeste, quell’orizzonte futuro che tutti ci attende: ecco le tre Gerusalemme, ecco i tre itinerari, i tre cammini che tutti noi compiamo. Cristo oggi ci accompagna per l’ingresso in Gerusalemme e lo abbiamo vissuto ora come Chiesa pellegrinante.
Su questo aspetto vorrei soffermarmi. La Chiesa in cammino è chiamata ad ascoltare sempre la Passione del Signore. Abbiamo sentito la narrazione della passione di Nostro Signore Gesù Cristo secondo Marco.
Invito tutti in questa settimana a riascoltarla nelle case, nelle famiglie. Si tratta di quello stile narrativo che Papa Francesco invita a riscoprire nell’evangelizzazione. Nell’incontro con Cristo, oggi, sono presenti tanti bambini, tanti ragazzi. Sarebbe bello che voi genitori che oggi li accompagnate, catechisti, educatori, nel corso di questa settimana aiutaste i ragazzi a rileggere in modo narrativo questa passione, riascoltare questa vicenda di Gesù che è la nostra stessa vicenda.
Così accoglieremo festanti Cristo, come abbiamo fatto attraverso i segni dell’ulivo e delle palme. Acclamando a Lui, abbiamo acclamato Cristo, abbiamo voluto esprimere la nostra lode a Cristo, la Chiesa che riscopre Cristo, centro della sua vita. Tutto il mistero pasquale che celebriamo in questi giorni ci invita proprio a riscoprire Cristo, centro della nostra esistenza. Abbiamo vissuto, detto anche un’altra dimensione che è quella del camminare per rivivere l’esperienza verso questa Gerusalemme. Questa Gerusalemme non è solo la Gerusalemme del passato. Abbiamo detto che è un termine che esprime anche il mistero della Chiesa, la città, la casa, il tempio che raduna tutti i popoli. E abbiamo posto stamani un segno sinodale concreto, cioè di cammino insieme, di accoglienza, possiamo dire di fraternità, di casa.
Le parrocchie del centro storico, in particolare il Duomo, Santa Caterina Sant’Apollinare e San Giuseppe: abbiamo iniziato pian piano a vivere la riscoperta del celebrare insieme alcuni appuntamenti dove il vescovo presiede. Questo è il segno di unità della Chiesa, un segno molto importante che ci invita a riscoprire qual è il ruolo della Gerusalemme celeste nel mistero della Chiesa: la Gerusalemme terrestre peregrinante per radunare la famiglia dei figli di Dio. E perciò questa celebrazione è un segno della famiglia dei figli di Dio che si raduna come Chiesa, come Chiesa che scopre di non esaurirsi in una parrocchia. Una parrocchia è una cellula, è una dimensione. Ma il corpo ecclesiale nella sua interezza è la Chiesa particolare, nella quale sussiste la Chiesa universale, la Chiesa diffusa su tutta la terra.
Questo gesto liturgico perciò esprime un segno di quella conversione pastorale nella quale stiamo lavorando non perché le parrocchie vengano abbattute ma anzi perché si riscopra sempre più qual è il lavoro specifico di una parrocchia e quali sono quegli appuntamenti nei quali è bello che tutta la famiglia si trovi insieme. E come in una famiglia naturale ci sono degli appuntamenti dove i genitori vivono delle esperienze per conto loro. I figli, in base alle loro età e alle loro esperienze, vivono altri appuntamenti: così è nella Chiesa. Ci sono dei momenti nei quali tutta la famiglia si raduna. Quando ci si dimentica questa dimensione non fa bene alla Chiesa. Ma questa non è un’azione sociologica di sociologia religiosa. Questo prelude a quel mistero della Chiesa celeste dove al centro, come ci ricorda l’Apocalisse, vi sarà il trono dell’Agnello, attorno al quale tutti i popoli di una moltitudine immensa faremo festa ed esprimeremo la dimensione della lode. Con questo spirito iniziamo la Settimana Santa e chiediamo al Signore di farci vivere una rinnovata esperienza pasquale>>.
Poi un monito ai presenti:
<< In preparazione alla Santa Pasqua tutti noi siamo chiamati a riscoprire e annunciare la gioia del Vangelo. Operiamo come dei veri discepoli missionari, invitiamo i nostri conoscenti a riscoprire la bellezza dell’annuncio, facciamo “sussultare” il segno della presenza di Gesù, affinché la Sua presenza che suscita un sussulto di vita rinnovato ci faccia scoprire la gioia di una Chiesa che annuncia, testimonia e pone al centro il Mistero della persona di Gesù. Favoriamo il sostegno reciproco nella missione di annunciare e testimoniare il Vangelo. Questo è il metodo che ci suggerisce Papa Francesco: il contaggio del Vangelo da persona a persona. Coinvolge tutti e non servono titoli: basta il Battesimo>>.
Ascolta l’omelia integrale del vescovo Gian Franco Saba: