Lunedì 18 marzo nel Santuario della Beata Vergine delle Grazie si è svolta la celebrazione eucaristica presieduta dall’Arcivescovo Gian Franco Saba in occasione della festa di San Salvatore da Horta.
Nell’omelia, il vescovo Gian Franco ha ricordato i tratti più significativi della vita del Santo:
<< Il Signore gli aveva dato dei doni così speciali, così particolari, che alcune persone guarivano da determinate malattie attraverso la sua presenza. San Salvatore, infatti, si prendeva cura dei poveri, degli umili. Attraverso la sua presenza tra le persone Dio ci ricorda che Egli si prende cura in modo particolare di chi soffre nel corpo e nello spirito. Dio non ci abbandona, Dio si rende presente. La prima lettura del profeta Isaìa che abbiamo ascoltato annuncia proprio un messaggio di speranza, ci parla della presenza di Dio di fronte a un popolo fragile, dalle ginocchia vacillanti. Ecco, Dio si prende cura di quel popolo in modo integrale, a livello fisico, a livello spirituale, a livello psicologico.
Però Egli chiede che si confidi in lui, perché viene a salvare, si presenta come il Salvatore e dona la Sua salvezza in tanti modi, in tante forme, dirette ma talvolta anche indirette. Il Signore si serve degli umili segni per donarci la salvezza, si serve della Chiesa, che è segno e strumento di intima unione tra Dio e il genere umano. La vita di San Salvatore da Horta è un segno tangibile di Dio che porta la salvezza ai sofferenti. Egli scelse proprio la via dell’umiltà, Dio ci ha salvato attraverso l’umiltà. Ha scelto Maria per essere la serva del Signore, l’umile ancella del Signore. Le sue parole riecheggiano “Eccomi, sono la serva del Signore”. È venuto il suo figlio Gesù e non è venuto nelle forme della gloria e della potenza, è venuto nell’umiltà. Egli sceglie uomini e donne perché nel mondo portino, attraverso l’umiltà, la salvezza di Dio. San Salvatore è uno di questi segni dell’umiltà e della potenza di Dio. Ai tempi di San Salvatore ci si domandava come fosse possibile che un umile frate potesse compiere opere così importanti, come fosse possibile che una persona che non era un medico, non era figlio della scienza medica avesse ricevuto questi doni. Tutto ciò suscitò persecuzioni, prove, e queste non venivano da lontano, venivano da vicino, dagli stessi frati che gli stavano accanto, i quali si ingelosirono dei doni che Dio gli aveva fatto. È un discorso molto attuale perché capita anche nella Chiesa di oggi. La gelosia è l’inizio della morte, e la si prova non verso i lontani, ma verso i vicini, perché ci si domanda spesso “perché lui sì e io no?”, magari non guardando e non comprendendo i doni che poi il Signore ha fatto a chi è accecato dalla gelosia, perché la gelosia acceca e non fa vedere i doni che il Signore dà a ciascuno di noi. La gelosia distrugge da dentro il corpo di Cristo, la Chiesa, la annienta, distrugge le comunità, distrugge l’umanità. Ci si aspetta che Dio prediliga i potenti invece sceglie gli umili e vediamo oggi nel mondo le guerre, le devastazioni. Le contrapposizioni del potere fanno male. I doni di San Salvatore venivano letti non come doni di grazia ma come fama, come potere. Questa è la situazione dell’invidioso, della persona gelosa. San Salvatore fu accusato al Tribunale dell’Inquisizione, il quale analizzando la sua vita non ritrovò nulla di importante da essere condannato. Oggi amministriamo anche il sacramento dell’Unzione degli Infermi, un segno, uno strumento di Dio che attraverso i segni tangibili dell’imposizione delle mani, dell’unzione con l’olio benedetto, Egli continua a sanare con la Grazia dello Spirito Santo le nostre membra fisiche e spirituali. Egli continua ad accompagnarci nel cammino, ci apre un orizzonte di eternità. Non è un atto di magia. Forse oggi, in una cultura scientista, nessuno accusa più all’Inquisizione. Si può correre il rischio di essere trattati, forse, da creduloni. Invece anche la scienza e le neuroscienze oggi stanno mostrando quanto la fede sia un farmaco di particolare rilievo nella coagulazione delle persone. Perché la Grazia della fede non è qualcosa di estraneo, essendo noi creati a immagine di Dio, questa grazia crea e riattiva quella relazione, quella comunione con il Signore.
Per concludere, vi è anche un altro aspetto che occorre mettere in rilievo. In Sardegna San Salvatore da Horta fu venerato per le febbri malariche, febbri che generavano lentezza, spossatezza, generava una situazione di poca vivacità. E allora ecco un santo umile, un umile patrono di una regione che si è riscattata progressivamente da una situazione di lentezza. Queste lentezze ci sono ancora perché vi sono delle malarie che non sono più quelle del virus della malaria, dell’infezione della malaria, ma vi è un altro tipo di malaria che è l’accidia e Papa Francesco ci ricorda come questa oggi sia un blocco nell’evangelizzazione. L’accidia, egli ci ricorda, è la condizione propria di chi sente in modo imperioso il bisogno di preservare i propri spazi di autonomia e di non mettersi a servizio dell’evangelizzazione. E allora vogliamo chiedere a San Salvatore che ci guarisca da questa spossatezza, da questa accidia, dalla lentezza dell’evangelizzazione, dalla lentezza nel mettere resistenze per il gusto della missione, per il gusto della trasmissione della fede. Apra invece le nostre esistenze ad un ritmo nuovo di servizio e di amore per la Chiesa e per l’umanità>>.