“Stare con gli anziani per imparare a leggere la vita”
Giovedì 20 aprile l’Arcivescovo Gian Franco ha fatto visita agli anziani e malati, ospiti della struttura residenziale “Regina Elena” di Osilo in occasione della visita pastorale. Monsignor Saba ha presieduto la santa messa concelebrata da don Emanuele Piredda e monsignor Antonio Loriga. “Vorrei sottolineare il senso del luogo nel quale ci troviamo – ha detto nell’omelia – una casa che è stata aperta dalle suore vincenziane. “È tua questa casa, o Maria”, si legge su un’iscrizione che non è solo un abbellimento esteriore ma riporta quello che è un vero e proprio atteggiamento della missione. Anticamente, quando si costruiva la casa di una famiglia, si metteva all’interno un segno importante, una Madonna, una croce, per indicare che la vita di quella famiglia era posta sotto la protezione di Dio. È molto importante recuperare questa dimensione, la dimensione della vita accompagnata e protetta da Dio. Riscopriamolo perché a volte, con le vicende della vita, rischiamo di dimenticarlo. Nella missione della Chiesa occorre metterle le azioni sotto la protezione di Dio e di Maria, madre di Gesù e madre nostra, così come i discepoli mettono al primo posto Dio. I discepoli dicono “noi siamo testimoni dello Spirito Santo che Dio ha dato a coloro che lo ascoltano”. La missione è così, nella visita mi piace ricordarlo, il vescovo non si sostituisce alle varie ministerialità, agli operatori o ai sacerdoti. Riscopriamo la vita della Chiesa che vive sotto l’azione dello Spirito Santo. Nella messa del Crisma, lo scorso Giovedì Santo, nell’omelia mi sono soffermato a lungo su questo. Spesso nella quotidianità siamo tentati di confidare solo nelle nostre forze, ma senza la forza di Dio possiamo fare ben poco. Questo ci aiuta a riscoprire quello che definiamo l’orizzonte missionario”.
L’Arcivescovo si è rivolto poi direttamente agli ospiti della struttura: “La vostra vita, per voi che state vivendo il tempo dell’anzianità, è segnata da debolezza e fragilità. Voi fate ciò che noi facciamo spesso in modo mediocre, dedicarvi alla preghiera, pensare a Dio e vivere con cuore aperto verso Dio. Nell’incontrarvi voglio incoraggiarvi perché siete preziosi, non siete scarto della società. Non siete neanche scarto della Chiesa, lo dico con senso di paternità e affetto, la vostra preghiera è unita a quella di Gesù e fa tanto bene alla Chiesa. Gesù ci ha salvato con umiltà e debolezza, non con la forza. Nel vivere la vostra esperienza siete preziosi. Spesso le strutture che ospitano anziani sono locali di ex scuole, quindi luogo di incontro per future generazioni. Oggi questi luoghi sono scuole di sapienza dove andare per apprendere esperienze di vita, per imparare a leggere la vita, luoghi che fanno riflettere, luogo di insegnamento. Voi, indirettamente, siete cattedra, insegnamento. Vi incoraggio, perché sono consapevole che sia una cattedra pesante e dolorosa. La vita va guardata per il suo insieme, non per un momento, Dio guarda tutto, la bellezza della vita nel suo insieme. Proprio oggi la liturgia ci ha fornito una professione di fede significativa: “sei tu Signore la forza dei deboli”. L’uomo trova felicità se si rifugia in lui. Il Signore ascolta, salva da tutte le angosce. Dio è vicino, non è lontano, la sofferenza mette in dubbio la fede ma il signore c’è, è vicino, è presente. Egli sta soffrendo con voi e voi con lui. Coraggio, perché il Signore è la forza dei deboli, ci rivolge il suo sguardo per accogliere la debolezza e saperla accompagnare per essere forti. Il Sacramento dell’Unzione degli Infermi vi da questa grazia, come l’Eucaristia. Dio si prende cura di noi, affidiamoci a lui con fiducia”.