Visita pastorale: il vescovo a Banari nel santuario di Nostra Signora di Cea
Nel pomeriggio di giovedì 2 maggio l’arcivescovo Gian Franco Saba, accompagnato da Don Salvatore Ruzzu, si è recato nel santuario di Nostra Signora di Cea, a Banari, per la preghiera del Rosario e la Santa Messa con i pellegrini e i novenanti giunti nella piccola chiesa campestre.
Nell’omelia l’Arcivescovo ha detto:
«In questo santuario si respira un clima familiare e, infatti, non a caso la fede fa parte della casa. Nel Vangelo che abbiamo ascoltato, Gesù, vedendo sotto la croce sua madre, riferendosi a Giovanni, le dice: “donna, ecco tuo figlio”.
Maria è nella Chiesa-casa presente con noi tutti. Questo luogo di fede, il santuario di Nostra Signora di Cea, ci ricorda l’affetto delle generazioni verso Maria e la devozione verso Maria, che esprimiamo in tanti modi, ma soprattutto attraverso la recita del Rosario. Il Rosario è una preghiera semplice ma essenziale: ci fa scorrere l’inizio della storia della salvezza, ci riporta all’incontro di Maria con l’Angelo Gabriele, all’inizio di una nuova tappa di dialogo con Dio.
Nel dialogo con l’angelo Gabriele, inviato a lei, si cela l’elemento essenziale della grandezza di Maria: in lei Dio ha posto il frutto da donare all’umanità: Gesù. Maria sta sempre con noi; chiediamo a lei che costantemente parli di noi a Gesù. Pensiamo a quella Chiesa-casa dove vi erano Maria e Giovanni, una casa dove si toccava l’amore di Dio, dove ardeva l’amore di Dio.
Questo chiediamo a lei: che riscaldi il focolare della nostra Chiesa, che possiamo riascoltare l’invito di Gesù a prenderla nella nostra casa. Vogliamo ascoltare Maria, che davanti al dialogo con l’angelo Gabriele risponde “eccomi”. In questa risposta vi è tutta la sua disponibilità e apertura di cuore. Nel Vangelo che abbiamo ascoltato vi sono due forme di discepolato importanti: quelle di Maria e Giovanni, che sono diverse ma accomunate entrambe dall’amore.
Vogliamo ascoltare Maria che ci parla di Gesù. Affidiamo a Lei il nostro tempo, il momento presente, il futuro e quello terminale. Il tempo che passa lo affidiamo nelle sue mani, affinché sia sempre accanto a noi. Il Rosario, nelle nostre case, è il segno esteriore di questa compagnia di Maria. Maria è sempre presente.
Siamo in un bel santuario, che ci ricorda che la fede è un dono che viene trasmesso, un dono che abbiamo ricevuto. Oggi in Visita pastorale diciamo grazie al dono della fede che abbiamo ricevuto, a chi ci ha preceduto. La Chiesa diocesana sta vivendo una stagione nella quale impariamo a prenderci cura delle nostre radici per dire quale dono prezioso abbiamo ricevuto e cosa il Signore oggi ci chiede di fare. Guardiamo le nostre radici per andare avanti. Un luogo come questo, per pregare, serve anche a trasmettere fede alle nuove generazioni. Ci ricorda anche che le forme esteriori della Chiesa mutano nel tempo. Ma la nostra fede in Gesù ci accomuna anche se i giorni passano. Il mio incoraggiamento è di non scoraggiarsi anche se le forme esteriori cambiano. In modo nuovo si annuncia ciò che rimane immutato ed essenziale: la fede.
Preghiamo per l’evangelizzazione. Facciamolo prendendoci cura delle radici ma andando avanti. Fiducia, speranza e profezia. Voler annunciare la Parola di Dio nel tempo presente: oggi questa è la grazia che chiediamo a Maria. Ricordiamo oggi l’anniversario della morte di Monsignor Salvatore Isgrò. A lui va un pensiero speciale e preghiamo per lui. Affidiamo al Signore le tante famiglie, le nostre radici, che sono passate qui per pregare con devozione e fede».