Intorno alle 3.10 di domenica 5 giugno, solennità di Pentecoste, si è concluso il grande pellegrinaggio alla tomba dei martiri turritani. Il percorso, lungo 19 chilometri, ha avuto inizio sabato sera dalla cattedrale di Sassari, al termine della solenne veglia di Pentecoste presieduta dall’Arcivescovo Gian Franco. Oltre un centinaio i pellegrini che hanno preso parte all’antico rito: presenti, tra gli altri, l’ex ministro Arturo Parisi, vertici delle istituzioni del territorio, rappresentanti di movimenti e associazioni, singoli fedeli. Quest’anno il percorso si è caratterizzato per la richiesta del dono della pace in Ucraina e in tutti i teatri di guerra. L’Arcivescovo Gian Franco, che ha guidato l’itinerario in tutte le diverse tappe, ha concluso celebrando nella basilica di Porto Torres la messa del pellegrino insieme con i sacerdoti e fedeli che hanno preso parte al pellegrinaggio. “Vedo persone di ogni età – ha detto nell’omelia – segno di una Chiesa che si mette in cammino sull’esempio dei martiri. Vi ringrazio per la vostra disponibilità”. Desidero proporvi la riflessione di un autore contemporaneo, Dostoevskij,il quale scrisse così un giorno nei suoi appunti: ‘sono un figlio di questo secolo, un figlio dell’incredulità e del dubbio, fino ad oggi e forse fino alla tomba. Quali spaventose torture mi è costata e mi costa anche ora questa sete di credere, tanto più forte nella mia anima quanto ci sono in me argomenti contrari. E tuttavia, Dio mi invia talvolta dei momenti in cui tutto mi è chiaro e sacro. È in quei momenti che ho composto un credo: credere che non c’è nulla di più bello, di più profondo, di più amabile, di più ragionevole e di più perfetto che il Cristo, e che non solo non c’è niente, ma, e me lo dico con un amore geloso, che non si può avere niente. E più ancora, se qualcuno mi avesse dimostrato che Cristo è fuori dalla verità, avrei preferito senza esitare restare con Cristo piuttosto che con la verità’.
Una Chiesa in cammino nel segno dei martiri
