A Saccargia la presentazione de «I Gioielli del Romanico»
Sabato 12 giugno, l’arcivescovo Gian Franco Saba ha partecipato alla presentazione del libro «Gioielli del Romanico – Le basiliche di Ardara, Borutta, Codrongianos», edito da Carlo Delfino per iniziativa dell’Associazione Amici della Basilica di Saccargia – Onlus. Nell’intervento di apertura dei lavori mons. Saba ha sottolineato l’intima simbiosi che esiste tra religione, spiritualità, cultura e arte. Con un preciso riferimento a quanto affermò San Giovanni Paolo II rivolgendosi ai membri della Pontificia Commissione per i Beni Culturali della Chiesa in occasione della prima assemblea plenaria, l’arcivescovo ha ricordato che «cultura e arte si richiamano e si svelano reciprocamente. Non si dà un momento storico ricco di cultura che non fiorisca in una produzione artistica, così come non si dà un periodo artisticamente fecondo che non postuli una globale ricchezza culturale. Tra religione e arte, tra religione e cultura corre un rapporto molto stretto. Innumerevoli sono infatti le opere di pensiero e i capolavori artistici che traggono ispirazione dai valori religiosi». Ha poi aggiunto: «L’arte cristiana ha un valore “teologale”, in quanto, a suo modo, comunica un messaggio religioso. L’arte ha quindi una capacità tutta sua di cogliere l’uno o l’altro aspetto del messaggio cristiano traducendolo in colori, forme, suoni che assecondano l’intuizione di chi guarda e ascolta».
Monsignor Saba, con uno sguardo al quadro di riferimento ecclesiale e magisteriale, ha quindi ribadito che «l’arte e i beni culturali in genere “assumono un significato specifico in quanto sono ordinati all’evangelizzazione, al culto e alla carità” e che, pertanto, il patrimonio artistico nelle sue molteplici espressioni ha una funzione “umanizzante”, che giova cioè allo sviluppo dell’uomo essendo preambolo all’evangelizzazione. L’arte cristiana, bene culturale quanto mai significativo, continua a rendere un suo singolare servizio comunicando con straordinaria efficacia, attraverso la bellezza delle forme sensibili, la storia dell’alleanza tra Dio e l’uomo e la ricchezza del messaggio rivelato». Riprendendo poi un intervento di papa Francesco, l’arcivescovo Gian Franco ha approfondito il concetto di “cultura come habitat umano”: «la cultura va intesa non solo come i monumenti del passato, ma specialmente nel suo senso vivo, dinamico e partecipativo. Per questo occorre aiutare le persone a vivere insieme, a vivere bene insieme, a collaborare insieme. Pertanto, i beni culturali ecclesiastici sono significativi nell’espressione e nell’inculturazione della fede e nel dialogo della Chiesa con l’umanità. Sono uno strumento privilegiato per l’attuale evangelizzazione, in quanto aderiscono intimamente al vissuto delle persone e corrispondono alle esigenze pastorali». «Data dunque la specifica funzione pastorale del patrimonio artistico – ha aggiunto l’arcivescovo –, occorre una sua adeguata concezione e gestione. Affinché siano realmente beni “evangelizzanti”, i beni culturali ecclesiastici devono essere tutelati e conservati in riferimento alla missione della Chiesa. E come è facile intuire, ogni discorso sull’importanza dell’arte per il culto e la catechesi, l’evangelizzazione e il dialogo, è inutile se non si parte dalla formazione».