Lavoratori SECUR: le parole di Mons. Saba durante la Messa di Natale

25 Dicembre 2018 | News

Il 25 dicembre, in occasione della Solennità del Santo Natale, alle ore 11.00 l’Arcivescovo Mons. Gian Franco Saba ha presieduto la Messa Pontificale nella Cattedrale di Sassari, alla quale ha partecipato una delegazione dei cinquanta dipendenti SECUR che da oltre dieci giorni presidiano piazza d’Italia come gesto di protesta per il recente e improvviso licenziamento.

Durante l’omelia, Mons. Saba ha voluto dedicare un breve messaggio di vicinanza agli operai, al contempo di incoraggiamento per le prospettive future e di monito perché le prospettive sociali, economiche e politiche riprendano le redini di una progettualità che abbia l’uomo reale come soggetto proprio e finalità ultima:

“Vogliamo accogliere in modo particolare gli amici della SECUR, che vivono un momento di difficoltà in ordine alla possibilità di recuperare il lavoro che in tempi quasi improvvisi hanno visto essere tolto da quella che era una sicurezza. E perciò questa sicurezza oggi è diventata insicurezza, ma non è diventata solitudine: non siete soli! Desidero dirvi nel rispetto delle autonomie delle sfere sociali, tutta la vicinanza mia personale, ma anche di tutta la nostra Chiesa locale.
Quando il vescovo parla, parla a nome della Chiesa e di una Chiesa che ha un volto concreto: questa Chiesa particolare, la Chiesa Turritana. Quando il vescovo afferma che le porte della Chiesa sono aperte, lo dice come un mandato pastorale a tutta la Chiesa e quindi non significano soltanto le porte della sua casa, ma è un monito, un invito, un’esortazione perché ciascuno di noi per parte sua possa aprire le porte del proprio cuore di fronte alle domande e ai bisogni che oggi noi abbiamo. Non si tratta di fare retorica e neanche proclami, ma si tratta di esprimere e di tradurre concretamente quello che oggi noi celebriamo: il Mistero dell’accoglienza. L’accoglienza che Dio esercita anzitutto verso di noi e l’accoglienza che noi siamo chiamati ad esercitare gli uni verso gli altri.
La mia preghiera è per ciascuno di voi e per tanti che ora non sono presenti che si trovano nella vostra medesima situazione, perché la vostra richiesta attraverso le terminazioni proprie delle normative possano trovare un’adeguata risposta e possiate ritrovare la stabilità del lavoro e la serenità interiore; perché possiate guardare al vostro futuro e tutti insieme possiamo guardare al futuro sempre con maggior fiducia e speranza: è il futuro dei vostri figli che sono anche nostri, anche se non generati da noi. Guardando Samuele [l’Arcivescovo si riferisce al figlio di appena un anno di uno dei lavoratori che partecipa alla celebrazione, ndr] vogliamo pensare a tutti bambini e le bambine, i ragazzi e le ragazze, i giovani che hanno un futuro incerto: questa giovinezza si è protratta tanto a lungo da estendersi troppo negli anni sino a divenire un’incertezza e che talvolta abbraccia quasi la totalità della vita. È letteralmente inammissibile che i nonni e le nonne siano divenuti la fonte di sostegno delle famiglie giovani. Non è accettabile che, in una società dove tutti siamo chiamati a promuovere la giustizia sociale ed il bene comune, gli anziani siano coloro che ancora per troppi anni devono sostenere i propri figli e talvolta i propri nipoti. Questo è certamente un segno di solidarietà, è un segno di fraternità, è un segno di attenzione all’altro, ma vuol dire che esistono sistemi iniqui che non consentono a ciascuno di poter realizzare la propria vita”.

Il servizio andato in onda nel TG locale di Canale12

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