Messaggio dell'Arcivescovo per la commemorazione del Beato Padre Francesco Zirano
Nell’omelia dell’Eucaristia per commemorare il nuovo Martire sassarese, Beato Francesco Zirano, venerdì 29 gennaio, nella chiesa di Santa Maria di Betlem, Mons. Paolo Atzei, ispirandosi alle Letture scelte, sulle beatitudini e sulla liberazione dalla schiavitù di Onesimo richiesta dall’Apostolo all’amico Filemone, ha offerto un duplice messaggio, applicato alla vita del nuovo Beato.
Le beatitudini – così come tutto il discorso della montagna – vanno accolte nella loro globalità, ossia come unica grande provocazione alla logica del mondo, cui ogni discepolo fedele risponde imperturbabile con la logica del Vangelo, di umiltà e mitezza, di fronte alla persecuzione, all’insulto, alla menzogna. Come padre Zirano siamo chiamati a godere intimamente e manifestare visibilmente tutta la gioia del nostro essere in Cristo e perseguitati a causa del suo nome.
Il gesto di liberare Onesimo fatto dall’apostolo Paolo, può evocare la liberazione dello schiavo Zirano avvenuta solo con la testimonianza eroica del martirio cruento.
All’Arcivescovo sta “tanto a cuore” che non si lasci ancora padre Zirano in schiavitù: allora per la malvagità dei mori, poi per la distrazione nella ricerca dei documenti e altre concause, oggi perché non riusciamo a ridirne e imitarne la virtù.
Siamo ancora tanto debitori a padre Francesco Zirano, perciò ‘liberiamolo’ per amore di Cristo e accogliamolo come modello e intercessore, creando almeno un piccolo gruppo di spiritualità cristiana, missionaria e martiriale.