Signore non son degno, ma…

9 Febbraio 2019 | 1300 battute

ANNO C – V DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO

Is 6,1-2.3-8 | Sal 137 | 1Cor 15,1-11 | Lc 5,1-11

Ufficio Comunicazioni Sociali – don Michele MURGIA

Anche questa domenica vogliamo fuggire la tentazione di interpretare con leggerezza il Vangelo: seguiamo lo sguardo di Gesù, dirigendo l’attenzione verso le due barche. Poco prima si erano rivelate inutili, “accostate alla sponda” dopo un’uscita infruttuosa e Lui ne sceglie una, dapprima come sua cattedra, poi indica il largo e promette nuova “fortuna”. Però, quando le sue parole si concretizzano, grazie all’atto di fede di Simon Pietro, un’imbarcazione non è più sufficiente: anche l’altra diventa necessaria per completare il segno che Gesù ha dato di sé. Pure le nostre inadeguatezze, sempre difficilmente correggibili, assumono nuova forma, nuovo scopo, se consegnate alla causa del Vangelo: Isaia teme di “perdersi” per la propria impurità eppure riesce a contemplare la grandiosa visione di Dio; San Paolo si riconosce “aborto” per il proprio passato, ma ammette di essere molto di più, è ciò che è “per grazia di Dio”. Infine Pietro il peccatore non è allontanato da Dio, ma addirittura promosso a pescatore speciale. Anche le nostre mancanze, i nostri difetti, i nostri peccati non sono inutili e deplorevoli eventi da nascondere, come barche arenate, ma realtà da esporre alla luce di Dio, al suono vivificante della sua Parola, perché in essa “siamo salvati” se ci vogliamo riconoscere come suoi custodi.

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