Veglia di Pentecoste e pellegrinaggio notturno
Un momento sinodale per chiedere il dono della pace e dell’amicizia sociale per intercessione dei Santi Martiri Gavino, Proto e Gianuario. Questo il senso del pellegrinaggio notturno da Sassari a Porto Torres che avrà inizio sabato 4 giugno alle 22, a conclusione della solenne Veglia di Pentecoste nella Cattedrale di San Nicola. Sarà questo il punto di partenza del tradizionale pellegrinaggio notturno verso la Basilica dei Martiri Turritani di Porto Torres. Il percorso sarà guidato dall’Arcivescovo Gian Franco e intende essere un appuntamento che coinvolge tutti: dalle autorità accademiche a quelle civili, dalle associazioni ai singoli fedeli. Quest’anno sono stati invitati in particolare gli studenti delle scuole superiori e dell’Università di Sassari, incontrati tra marzo e aprile nel corso della Visita pastorale dell’Arcivescovo. Saranno loro, con la loro presenza, ad esprimere visibilmente la richiesta di pace in Ucraina e in tutti i teatri di guerra.
INDICAZIONI PRATICHE. Il percorso è lungo poco più di 19 km. La partenza è prevista da piazza Duomo. Il corteo attraverserà alcune vie del centro storico di Sassari fino ad imboccare il tratto extraurbano del pellegrinaggio. In questa parte del cammino sono previste tre stazioni rispettivamente a Li Punti (Nuova Capolino), a Ottava (Distributore Esso) e a Li Lioni (fronte Tenute Li Lioni) dove i pellegrini potranno timbrare la Carta del Pellegrino, fermarsi per un momento di preghiera, riposare e trovare un po’ di ristoro. Oltre ai pellegrini e alle autorità, nel tragitto saranno presenti anche le forze dell’ordine e alcuni volontari per garantire sicurezza e assistenza. All’arrivo a Porto Torres l’Arcivescovo celebrerà, presso la basilica turritana, la Messa del Pellegrino intorno alle 3 del mattino. Previsti aggiornamenti in tempo reale sui canali social dell’Arcidiocesi, in particolare Facebook e Instagram.
IL SIGNIFICATO. Una delle più belle immagini che definisce la creatura umana è quella di un essere in cammino, “homo viator”. La vita dell’uomo è un pellegrinaggio: dalla nascita fino alla morte, egli è in cammino verso un desiderio di pienezza, teso al raggiungimento di una Patria. Dalla tarda antichità si sono definite vere e proprie vie di pellegrinaggio, soprattutto verso le chiese costruite sulle tombe dei martiri. I viaggi si svolgevano lungo la rete delle antiche strade romane, che ci si sforzava di preservare curandone come si poteva la manutenzione. È per questa ragione che uno dei pellegrinaggi più antichi della Sardegna è quello che aveva come meta l’antica cattedrale di San Gavino a Porto Torres e gli ipogei di Balai vicino, secondo la tradizione primigenio locus depositionis delle spoglie dei tre Martiri Turritani. La conferma che quest’ultimo sito sia stato oggetto, fin dalla tarda antichità, di peregrinationes è testimoniata dalla presenza di antichi graffiti, recentemente scoperti, raffiguranti i simboli devozionali del chrismon, della palma del martirio, della croce uncinata, delle cosiddette ‘orme del pellegrino’ ed infine del Golgota, incisi nella nuda roccia dai pellegrini che si recarono in quel luogo. Come tutti i grandi pellegrinaggi medievali, anche quello legato ai Martiri Turritani era stato concepito come gli itinerari verso la Terra Santa: si voleva, infatti, ripercorrere il cammino dei discepoli nella Via Crucis. Così il ricordo dei martiri, che hanno offerto la propria vita per Gesù e hanno lavato le loro vesti nel sangue dell’Agnello (Ap 7,13), suscitava negli antichi pellegrini il desiderio di rivivere la passione del Signore, nella contemplazione dei momenti più significativi del Suo supremo sacrificio.
LA STORIA. In epoca moderna il pellegrinaggio notturno fu rilanciato, soprattutto dopo la riforma della pietà popolare voluta dal concilio di Trento. Tale pratica venne definitivamente codificata in una pubblicazione del 1620 dal canonico Francisco Rocca. Il cammino si divideva in dieci tappe, ognuna delle quali veniva associata agli episodi della Passione di Cristo. Si partiva da Sassari verso Porto Torres immaginando di lasciare la Betania, come fece Cristo, per raggiungere Gerusalemme. La località di San Giorgio era la prima tappa e veniva associata al cenacolo di Gerusalemme. Il Rocca paragonava la seconda, San Giovanni, all’Orto del Getsemani. Arrivando al villaggio di San Pietro di Ottava bisognava pensare a Gesù nella casa di Hanna, mentre il Rio di Ottava era identificato con il torrente di Cedron. Il Pozzo era la tappa che ricordava la casa di Caifa, mentre le Due Croci simboleggiavano la casa di Pilato. Al Santo Crocefisso bisognava ricordare Gesù a casa di Erode. La
tappa dell’Ultima Croce raffigurava il ritorno di Gesù nella casa di Pilato. La nona tappa, la Basilica di San Gavino, rappresentava il Golgota come attesta il graffito della croce sul Calvario scoperto nell’abside orientale dell’edificio, nel punto di arrivo dei pellegrini. La decima e ultima tappa, Balai Vicino, era il luogo che, come abbiamo visto, secondo la tradizione e i graffiti devozionali scoperti fu la prima sepoltura di Gavino, Proto e Gianuario. Ancora oggi, dopo la Messa del Pellegrino, molti fedeli si recano negli ipogei per raccogliersi in preghiera vicino ai simulacri lignei dei tre martiri.