Inaugurazione del 462°anno accademico dell’Università di Sassari
Questa mattina il Teatro Comunale di Sassari ha ospitato la cerimonia di inaugurazione del 462°anno accademico dell’Università di Sassari, alla presenza del Presidente della Conferenza Episcopale Italiana, il Cardinale Matteo Maria Zuppi.
La cerimonia
Dopo l’ingresso del corteo accademico sulle note dell’inno universitario “Gaudeamus igitur”, sono intervenuti, per i saluti istituzionali, il Sindaco Gian Vittorio Campus, l’Arcivescovo Metropolita di Sassari Mons. Gianfranco Saba, e l’assessore regionale Carlo Doria. Poco dopo, il Rettore ha pronunciato la relazione inaugurale. Sono intervenuti successivamente Alessio Cudoni, in rappresentanza degli studenti, e Alma Cardi in rappresentanza del personale tecnico, amministrativo e bibliotecario. Subito dopo, il Cardinale Zuppi ha tenuto una lectio magistralis intitolata “I pilastri per una convivenza pacifica alla luce dell’enciclica Fratelli tutti, di Papa Francesco”. È seguita la tradizionale allocuzione del nuovo Pontefice Massimo dell’Associazione Goliardica Turritana, Pantaleone I Magister Artium (al secolo Andrea Lubrano). In chiusura il Magnifico Rettore ha proclamato l’apertura dell’anno accademico 2023-2024, 462° dalla fondazione. Sono intervenuti il Coro dell’Università di Sassari diretto dal Maestro Fabio Fresi, i Tenores di Bitti “Remunnu ‘e Locu” e la cantante Maria Giovanna Cherchi accompagnata dal musicista Federico Fresi.
I pilastri per una convivenza pacifica alla luce dell’enciclica Fratelli tutti, di Papa Francesco: l’intervento del Cardinale Matteo Maria Zuppi
<< L’enciclica Fratelli Tutti di Papa Francesco è rivolta a tutti. È necessario stabilire immediatamente un rapporto di fraternità senza confini. A Papa Francesco, più che insegnare, interessa fare e far fare. Per lui è più importante avviare dei processi che fare dei programmi. Il Sommo Pontefice sottolinea come siamo tutti sulla stessa barca: molte volte ci applichiamo poco su “come stare sulla stessa barca” e questo aspetto lo abbiamo capito in pandemia ma talvolta è facile dimenticarsi di questo aspetto.
Papa Francesco indica una strada e un metodo. Nelle parole “fratelli e sorelle tutti” ci sono già i pilastri della convivenza pacifica.
Se non siamo stati in grado di cambiare dopo la pandemia cos’altro ci farà cambiare? Siamo di breve memoria, pensiamo di poter tornare a come eravamo. La guerra è qualcosa che ci ha travolto come la pandemia. La Guerra mondiale a pezzi, quella che stiamo vivendo, è come una pandemia.
I cinque pilastri di una proposta complessiva per la pace nascono da una pratica di dialogo con l’Islam e non solo. Con il rettore di Alazar e con tutte le religioni, la tipologia di dialogo che papa Francesco porta avanti non senza problemi perché a volte è più semplice scontrarsi che incontrarsi.
Il “si salvi chi può nella globalizzazione può finire nel tutti contro tutti“
Cosa succede quando non esercitiamo il dialogo, cioè l’arte della vita e dell’incontro? Che andiamo nello scontro. Esercitiamo narcisismo. Noto che è molto più facile costruire muri che ponti.
Il primo pilastro è la comunicazione. L’enciclica è chiarissima, il Papa è capace di comunicare semplicemente e in modo chiaro. Riesce a stabilire ponti con chiunque ascolti. La vita è esposta come uno spettacolo. La comunicazione digitale può sconfinare nella manipolazione e nella diffusione di notizie false che fomentano pregiudizi e odio”. Papa Francesco non è mai cinico o pessimista: rappresenta un’idea di speranza che affronta la realtà e non fa sconti. Riprende il buon Samaritano: uno straniero che non ha nessun motivo per interessarsi a lui ma si avvicina, gli comunica interesse e gli attribuisce valore. Lo tratta come un fratello. Oggi la comunicazione fa pendere la bilancia verso l’indifferenza e, da lì, l’odio. Campagne diffamatorie in grado di distruggere le persone. Ci si nasconde dietro l’anonimato del web al quale si concede innocenza sospetta. L’Unione Europea pera ha iniziato con norme contro l’odio online ma le resistenze sono forti. Sottolineo l’importanza dell’educazione che sconfigge l’indifferenza e l’odio ma bisogna piegare enormi interessi finanziari concentrati che possono influenzare interi stati. Malgrado tutto, ognuno di noi è libero di comunicare indifferenza o vicinanza. La nostra comunicazione ha sempre una valenza politica in senso lato. Influisce sui sentimenti e sugli orientamenti. Questo rappresenta un piccolo potere ma se tutti lo esercitiamo può diventare grande.
Il secondo pilastro è il sogno di eliminare la guerra. In ogni guerra è distrutto il progetto di fratellanza, Può sembrare utopistico e velleitario. Come affermava Giorgio La Pira, restiamo radicati nel terreno della storia che però va cambiata. I conflitti resteranno ma si deve scegliere di proibire la guerra. L’enciclica Fratelli Tutti indica l’eliminazione della guerra. Nell’articolo undici della costituzione italiana si legge che la guerra debba essere evitata ad ogni costo. Paolo VI disse alle nazioni unite nel 1970: vi è un legame tra pace ed educazione. Fame e sete della giustizia devono essere alla base della civiltà. Bandita la schiavitù e gli altri malanni, ora bisogna bandire la guerra perché la buona creanza dell’umanità lo esige. Abbiamo il nostro personale dovere di essere buoni che non vuol dire essere deboli. Papa Francesco insiste nell’affermare che la guerra non è un fantasma del passato. E non è sempre stata considerata normale. Ma ho paura che stiamo tornando indietro. La guerra ha acquistato un potere distruttivo incontrollabile. Se vogliamo la pace, va attribuito alla pace un valore. La guerra è autodistruzione perché l’altro è un fratello.
Il terzo pilastro è la buona politica. Non è una brutta parola, non va sostituita con l’economia o dominata da ideologie. Il mondo non può funzionare senza una buona politica, che però ha molti nemici: neoliberismo e populismo. Il mercato da solo non risolve tutto, la dignità umana va rimessa al centro. Papa Francesco indica la strada della democrazia. Le disuguaglianze sono aumentate, la povertà cronicizzata.
Il quarto pilastro è l’Europa. Qualche volta Papa Francesco l’ha criticata. Le migrazioni sono una questione decisiva. Additare il migrante come nemico è ciò che successe nel nazismo. Si è sviluppato il sogno di un’Europa unita. Francesco sogna un nuovo umanesimo europeo, un’Europa giovane e che si prenda cura dei bambini e dei poveri. Sogna un’Europa delle famiglie e che si impegni per i diritti umani. Serve un approccio comune. L’Europa non deve perdere lo spirito umanistico.
Il quinto pilastro si basa sullo scegliere la fraternità, che non vuol dire perdere il proprio “Io”. Sentirsi responsabili della fragilità degli altri cercando un destino comune, è questa la chiave. La solidarietà diventi una virtù morale e un impegno sociale. Passiamo dalla dimensione dell’io a quella del noi per capire il nostro io. Questa è la speranza dell’enciclica Fratelli Tutti. Nessuno può affrontare la vita in modo isolato: da soli si creano solo miraggi, i sogni si costruiscono insieme>>.
Il saluto del vescovo Gian Franco
<< Sono lieto di prendere parola nel contesto in cui ci troviamo, l’inaugurazione del 462°anno accademico dell’Università di Sassari. Mi consenta, Eminenza, di unire alla letizia di questo giorno la fraterna gratitudine episcopale per aver accolto l’invito. La sua parola, nel pronunciare la lectio magistralis, è attesa con peculiare interesse, come ho potuto constatare in queste settimane di preparazione, dalle molte sensibilità, culturali e spirituali dediti alla ricerca e allo studio al servizio di una società che sente il bisogno di crescere umanamente e spiritualmente, prestando una particolare attenzione alle giovani generazioni. In questa logica si pone anche la cordiale collaborazione tra la nostra Diocesi Turritana e il prestigioso ateneo dell’Università, in un cambiamento d’epoca, definizione cara a Papa Francesco, che interpella i vasti campi della cultura per una società bisognosa di rinnovati equilibri sociali. Papa Giovanni Paolo II, araldo della civiltà dell’amore, visitando questo prestigioso Ateneo nel solco di una felice collaborazione plurisecolare, proponeva dialogo e cooperazione. La sua parola, Eminenza, sarà per noi come una luce che dal suo vissuto e dalla sua esperienza e competenze mostrerà orizzonti e prospettive oltre confine e confini per un nuovo Umanesimo dell’Incontro>>.