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Attingiamo la luce da Cristo, fuoco che mai si estingue

Riportiamo alcuni passaggi dell’omelia dell’Arcivescovo Gian Franco nella solenne veglia pasquale celebrata sabato 16 aprile nella cattedrale di San Nicola.

In questa santissima notte nella Pasqua del Signore, mentre la Chiesa universale è impegnata nel cammino sinodale e anche la nostra Chiesa particolare di Sassari vive con dedizione l’impegno del Sinodo e della Visita pastorale, la liturgia ci ha invitato a compiere dei gesti che illuminano profondamente il senso del cammino sinodale. All’inizio siamo andati tutti fuori, nella soglia, attorno a un focolare dal quale abbiamo attinto la luce. Tutta la Chiesa mentre celebra la Pasqua del Signore è invita a uscire, ad alzarsi, ad attingere luce da quel fuoco ardente che mai si estingue, come abbiamo cantato nel preconio pasquale. Il primo gesto che la liturgia ci consegna questa sera e che abbiamo vissuto personalmente è quella di accendere le nostra vite da quel fuoco, da quella luce che mai si estingue. Abbiamo poi camminato compiendo tre soste, portando la luce di Cristo, cantando, rispondendo e acclamando. E’ la Chiesa che desidera compiere un esodo dalla notte verso la luce. E’ la Chiesa che costantemente è chiamata a compiere questo cammino sinodale, questo cammino di conversione che consiste nell’attingere luce da Cristo. La Chiesa è ciascuno di noi, è ogni battezzato. Anticamente il fonte battesimale stava fuori dalla chiesa proprio perché ricevuta la luce di Cristo si entrava nella Chiesa, si entrava nell’assemblea santa degli illuminati dalla luce della resurrezione. Ma questo percorso non basta farlo una sola volta perché la tenebra del peccato, la caligine, l’oscurità del limite umano sempre incombe nella nostra vita e perciò siamo chiamati a rinnovarci. Abbiamo detto che Cristo tutto fa risplendere di luce nuova e questo è il cammino sinodale. La Chiesa esce, passando attraverso il buio e attingendo la luce da quel fuoco che mai si estingue. Questo è un cammino, un impegno. Ed è ciò che abbiamo voluto esprimere nella Lettera pastorale consegnata al Popolo di Dio, “Cammini e dialoghi tra la soglia e il focolare. Per una Chiesa-casa che genera discepoli missionari”.

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