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Custodi della Tradizione: il nuovo Motu Proprio di Papa Francesco

Venerdì 16 luglio, Memoria liturgica di N. S. del Monte Carmelo, Papa Francesco ha consegnato alla Chiesa il suo nuovo Motu proprio sull’uso dellaLiturgia romana anteriore alla riforma del 1970. «Traditionis custodes» sono le prime parole latine che, come uso solito, dànno il titolo all’intervento del Papa: è l’appellativo con cui si rivolge ai Vescovi di tutta la Chiesa, «principio visibile e fondamento di unità nelle loro Chiese particolari».

A seguito di una capillare consultazione dei Vescovi di tutto il mondo (2020) e ascoltato il parere della Congregazione per la Dottrina della Fede, Francesco ha ribadito che «l’unica espressione della lex orandi del Rito Romano» sono i libri liturgici promulgati dai santi Pontefici Paolo VI e Giovanni Paolo II, in conformità ai decreti del Concilio Vaticano II; e ha affidato ad ogni singolo Vescovo diocesano, «moderatore, promotore e custode di tutta la vita liturgica nella Chiesa particolare a lui affidata», la cura di ogni aspetto legato alle richieste o alle consuetudini sull’utilizzo del Missale Romanum del 1962 nella diocesi, seguendo gli orientamenti dalla Sede Apostolica.

Per la consultazione integrale delle disposizioni pontificie, pubblichiamo il link al testo integrale (italiano) come riportato dal sito della Sede Apostolica.

«I Padri della Chiesa, garanti della Tradizione e maestri di inculturazione nella comunicazione delle tradizioni, hanno sempre invitato sia i pastori che i fedeli ad attenersi al principio del Mistero della Comunione per comunicare la gioia del Vangelo alle creature, in ogni contesto». Così quindi anche il nostro vescovo Gian Franco invita tutti, a prescindere dalle sensibilità teologiche e spirituali, ad attenersi ai principi fondamentali che ispirano il testo del Santo Padre: «La liturgia è un dono che va oltre il fattore individuale, è scuola di fede, di speranza e di amore», perciò lo stile ed il linguaggio con cui ci avviciniamo ad essa deve «favorire il dialogo tra Dio e la persona umana, in modo inclusivo ed orientato a edificare e rigenerare la vita della Comunità ecclesiale». Con parole paterne Mons. Saba invita tutti i fornire il proprio contributo per l’edificazione reciproca, auspicando che la «riflessione in atto favorisca in un clima sereno e cordiale la riscoperta degli studi umanistici e delle lingue classiche, in particolar modo nella formazione dei futuri presbiteri, più volte sollecitata dai Pontefici e da molteplici autori contemporanei». Il patrimonio umanistico, infatti, «tanto potrà contribuire all’elaborazione di un nuovo umanesimo cristiano, come chiesto da Papa Francesco già nel Convegno ecclesiale di Firenze».

Come già in altre occasioni, il Santo Padre ha accompagnato il testo legislativo con una lettera indirizzata ai Presuli in cui argomenta più ampiamente le ragioni e gli obiettivi di Traditionis custodes, soprattutto esortando a “custodire” la comunione che era la finalità dei precedenti pronunciamenti di San Giovanni Paolo II e Benedetto XVI: «È per difendere l’unità del Corpo di Cristo che mi vedo costretto a revocare la facoltà concessa dai miei Predecessori». E «rispondendo alle vostre richieste – ribadisce Papa Francesco – prendo la ferma decisione di abrogare tutte le norme, le istruzioni, le concessioni e le consuetudini precedenti al presente Motu Proprio».

Il pensiero conclusivo del Papa verso i confratelli nell’episcopato è una preghiera reciproca, come da sempre la sua sensibilità ci ha abituati: «Per Voi invoco dal Signore Risorto lo Spirito, perché vi renda forti e fermi nel servizio al Popolo che il Signore vi ha affidato, perché per la vostra cura e vigilanza esprima la comunione anche nell’unità di un solo Rito, nel quale è custodita la grande ricchezza della tradizione liturgica romana. Io prego per voi. Voi pregate per me»

Anche il testo integrale della Lettera ai Vescovi è disponibile sul sito ufficiale della Sede Apostolica (www.vatican.va)

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