Libertà, da più di cent’anni una storia in itinere

2 Gennaio 2017 | News


Anche durante le vacanze di Natale è possibile prenotare e acquistare il libro di Giuseppe Zichi che racconta la storia più che centenaria del giornale diocesano, presso la redazione di Libertà in largo Seminario 1/a, dal Lunedì al Venerdì, dalle 10 alle 12. È possibile concordare un appuntamento chiamando, in orario ufficio, il 3488364612.

Il giornale nasce nel lontano 1910 grazie all’impegno del padre vincenziano Giovanni Battista Manzella, come risposta alle idee del socialismo e della massoneria che stavano trovando sempre più spazio a Sassari. Su questi temi vi era già stata nel 1909 una lettera pastorale dell’arcivescovo di Sassari, Emilio Parodi, dal titolo I nostri torti.

Si trattava di una necessità tanto più sentita nel momento in cui avevano cessato le pubblicazioni due testate d’intonazione cattolica: il quotidiano “L’Armonia Sarda” ed il settimanale “La Voce di Sardegna”. Una necessità diventata di particolare attualità per contrastare il quotidiano progressista locale, “La Nuova Sardegna”, con cui entrerà da subito in polemica, e il giornale socialista “La Via”. Regolari saranno i servizi di replica agli articoli satirici sul clero pubblicati da quella che veniva considerata la stampa avversaria. Lo scontro iniziale con la “Nuova Sardegna” fu occasionato dalle manifestazioni programmate nello stesso 1910 per onorare Giordano Bruno, che veniva salutato come paladino del libero pensiero contro il preteso terrorismo dogmatico e l’oscurantismo della Chiesa. I cattolici organizzarono un grandioso comizio di protesta, al quale con una moltitudine di cittadini parteciparono le fiorenti associazioni del capoluogo e della provincia. Per l’occasione fu pubblicato un numero unico dal titolo “Protestiamo”, che preludeva a un’intrapresa più impegnativa e di carattere continuativo nel campo della stampa. Quindici giorni dopo, domenica 13 marzo, usciva il primo numero di “La Libertà”, nel quale la testata non mancava di precisare quella che sarebbe stata la sua linea. Nell’editoriale, dal titolo Lavoriamo!, la direzione spiegava i fini che intendeva raggiungere: promuovere «i veri principi della libertà e della sana democrazia» soprattutto tra i giovani e gli operai e si dichiarava libera dall’appartenenza ad alcun partito politico; di qui l’invito al mondo cattolico sassarese di attivarsi in questa direzione.
Tanti saranno nei decenni successivi i momenti di tensione tra “La Nuova Sardegna” e “Libertà”, anche se nell’editoriale del primo numero si affermava che “La Libertà” non si sarebbe abbassata ad una «polemica ingiuriosa ed aggressiva».
L’uso della stampa fu uno degli strumenti utilizzati da Manzella nel suo programma di evangelizzazione. Egli aveva intuito, da subito, il ruolo crescente che i mezzi di comunicazione sociale avrebbero acquistato negli anni e, in questa logica, la posizione di punta che soprattutto la stampa avrebbe potuto avere per l’opera che la Chiesa aveva deciso da due millenni di portare avanti. Il fine, in un periodo in cui sempre più andavano diffondendosi ideologie che ponevano l’ateismo alla loro base, sarebbe potuto essere anche quello di contribuire ad arginare gli attacchi dei giornali anticlericali.
L’auspicio era, infatti, quello di far entrare “La Libertà” (ed il nome era  già un biglietto da visita importante) in tutte le case come «giornale del popolo», mostrandosi come uno strumento di mediazione tra l’alta cultura e il comune sentire per la difesa dei principi religiosi.

Libertà! Da più di cent’anni una storia in itinere, a cura di Giuseppe Zichi, con prefazione di Manlio Brigaglia e postfazione di p. Paolo Atzei, Sassari, Mediando, 2016, 400 pp., euro 28.00 contiene al suo interno contributi di autori diversi che si soffermano su periodi e questioni particolarmente importanti per la storia del giornale, della Chiesa cattolica e dell’Italia intera.
Questo libro a più mani, attraverso un ricco percorso di testi e immagini, ricostruisce la lunga e complessa storia del giornale. Dai numerosi articoli individuati tra le raccolte polverose della testata e commentati in queste pagine, emergono spunti interessanti sulla storia ecclesiastica dell’arcidiocesi di Sassari e della religiosità sarda tout court, ma anche su quella sociale, economica e delle istituzioni.
Le firme che si sono succedute negli anni, molte delle quali autorevoli (basti pensare alla collaborazione di Antonio Segni), testimoniano il peso che il periodico ebbe nell’iniziare al dibattito culturale e politico alcuni giovani che ebbero un ruolo significativo nella vita politica italiana della seconda metà del Novecento.


 

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