UNA NUOVA UMANITÀ
Nel suo libro Gesù il Cristo, Walter Kasper, teologo tedesco e cardinale, considera la Risurrezione sotto tre aspetti: come atto della potenza di Dio che salva; il che non significa ri-assumere il vecchio modo di vivere, piuttosto qualcosa di così diverso da essere una nuova creazione; in secondo luogo, come sigillo di tutta l’opera di Gesù, nel quale si decide il destino del’uomo; infine, come inaugurazione di un mondo nuovo e di un nuovo genere umano.
Con parole illuminanti, anche Papa Benedetto afferma: “La risurrezione di Gesù Cristo non è affatto un semplice ritorno alla nostra vita terrena: è invece la grande ‘situazione’ mai accaduta, il ‘salto’ decisivo verso una dimensione di vita profondamente nuova, l’ingresso in un ordine diverso, che riguarda anzitutto Gesù di Nazareth, ma con Lui anche noi, tutta la famiglia umana, la storia e l’intero universo” (Omelia della Veglia pasquale, 7 aprile 2007).
Tali riflessioni sul significato profondo del massimo dei Misteri della nostra fede cristiana ci riconducono a un insegnamento fondamentale di Paolo sul Battesimo: “O non sapete che quanti siamo stati battezzati in Cristo Gesù, siamo stati battezzati nella sua morte? Per mezzo del battesimo siamo dunque stati sepolti insieme a Lui nella morte, affinché come Cristo fu risuscitato dai morti per mezzo della gloria del Padre, così anche noi possiamo camminare in una vita nuova” (Romani 6, 3-4). L’Apostolo, in sintesi, afferma che il Battesimo ci ha talmente resi conformi alla morte e risurrezione di Cristo, da stabilirci in una vita altra da quella di chi non è stato battezzato. Una “vita nuova”, appunto, che ci è data per grazia (cfr. vv. 5-7).
Se sul piano della dottrina questo è acquisito, sul piano pratico non è così semplice da attuare. Infatti, il battesimo ci ha sepolto con Cristo al peccato, con il gesto dell’immersione nell’acqua, per partecipare alla sua vittoria sul male, sul peccato e sulla morte; e la risurrezione ci ha resi introdotti in una vita nuova, significata con l’emersione dell’acqua. Così, il Sacramento ricevuto, innestandoci a Cristo, ci fa vivere la sua stessa vita.
Se nel nostro comportamento cristiano fossimo sempre così fedeli a quella vita nuova, daremmo all’umanità il più grande apporto di novità; ossia, potremmo aiutarla nel presente a liberarsi da tante antiche scorie, malvagità, schiavitù, peccati, ingiustizie, violenze assurde e drammi di ogni genere, ravvivando la speranza di un’era nuova, di pienezza e di perfezione. Diciamolo pure, un tempo di nuovo umanesimo in Gesù Cristo morto e risorto.
Per questo, oggi più che mai, ascoltare l’umano che c’è in noi e attorno a noi per coglierne la bellezza, senza consumarla, nella speranza di ciò che ancora può venire, consapevoli che tutto è dono; dare concretezza al cammino tracciato da Gesù, generando vita con la vita e combattendo l’indifferenza con l’attenzione agli altri; valorizzare la diversità come ricchezza, includerla e ricapitolarla in Cristo, sia all’interno della Comunità cristiana che nella società, ovunque e sempre; immettere nell’uomo lo Spirito, “l’intimo di Dio”, essendo impastata la nostra umanità di divinità.
L’incontro con il Risorto, per la fede e la grazia della Parola e dei Sacramenti, ci rende nuovi, rigenerati, trasformati e capaci di trasformare.
L’augurio che la vittoria sul peccato di ogni genere, che ha come denominatore comune l’egoismo, ci faccia entrare sempre di più in quella vita unica per l’umanità che solo la forza dell’amore di Dio in Cristo Risorto può generare.