Ingresso di don Andrea Stara nella parrocchia dello Spirito Santo in Porto Torres. Celebrazione eucaristica presieduta dall’arcivescovo Gian Franco
Sabato 12 ottobre l’arcivescovo Gian Franco ha presieduto a Porto Torres, nella Parrocchia dello Spirito Santo, la Celebrazione eucaristica per l’ingresso di don Andrea Stara, parroco moderatore.
Nell’omelia l’arcivescovo ha detto:
«Desideriamo farci illuminare dalla Parola di Dio per comprendere sempre meglio quanto stiamo vivendo. Il primo elemento è la disponibilità alla chiamata del Signore, ciò che oggi il Vangelo ci ricorda. Gesù incontra un tale che si getta ai suoi piedi e gli pone una domanda importante. Domanda che cosa deve fare per avere la vita eterna, perché viva l’eternità, la gioia della pienezza, la pienezza della vita. È un giovane intelligente –potremmo dire – che desiderava compiere qualcosa di buono. È un giovane sensibile e religioso, perché si approccia a Gesù, non con un atteggiamento di chi vuole mettere alla prova, ma con il primo desiderio di lasciarsi istruire dal Maestro.
Gesù lo riporta alla legge mosaica; il giovane risponde che la sua giovinezza è stata segnata dall’adesione all’Alleanza, ha aderito al cammino della Torah, al cammino dell’Esodo, al cammino indicato da Mosè e dai Profeti, insegnato nelle sinagoghe. Gesù rimane colpito dal cuore di questo giovane perché si tratta di un percorso impegnativo. Gesù fissò lo sguardo, lo amò. C’è un punto nodale: Gesù che fissa il suo sguardo e trasmette il suo amore verso questo giovane, lo invita alla sequela. Credo che qui si trovi sintetizzata la vocazione di ogni battezzato, di ogni individuo. In modo peculiare desidero sottolineare come qui sia sottolineata la vocazione di un presbitero. Un presbitero che in modo particolare oggi, assume l’incarico di parroco in questa parrocchia. L’origine della vocazione, sicuramente anche per don Andrea, nel corso degli anni è stata segnata dalla domanda: “Maestro Gesù, che cosa devo fare per seguirti in pienezza e perché la mia vita sia davvero realizzata?”. Se lo è chiesto da ragazzo, da giovane negli anni della formazione, negli anni del seminario e del discernimento. Sicuramente questa domanda è sorta anche in questi anni da presbitero, e oggi, caro don Andrea, il Signore te la riconsegna. Ma con che cosa te la riconsegna?
Desidero sottolinearlo con qualcosa di essenziale: Gesù ti guarda e ti ama. Questa è la sorgente della missione, la fonte della nostra fiducia nel dire sì al Signore: “Eccomi, ci sono, mandami”. E contrariamente alla vicenda del giovane di cui ci parla il Vangelo, che poi si rattrista, ha difficoltà perché possedeva molti beni, ecco che don Andrea invece non si è fermato, ma con gioia ha risposto alla chiamata del Signore, divenendo presbitero e oggi venendo qui in mezzo a voi, vivendo la sua obbedienza al Vescovo, segno sacramentale del Signore Gesù che ti ha guardato, ti ha amato e ti ha chiamato. Il mandato è questo; non è un mandato di asservimento di un presbitero ad un’autorità generica, ma è un mandato di amore e di una risposta di amore. Questa bella logica è la tua, la mia, di tutti i presbiteri e di tutti i battezzati. “Guardati con l’amore del Signore, con gioia lo seguiamo”.
La gioia non significa che manchino le fatiche, le sofferenze, le prove, le difficoltà. La vera gioia è la gioia della voce di Cristo che ci chiama alla sua sequela. Ecco, caro don Andrea, come ti presenti alla comunità? Un bel biglietto di presentazione in una società dove la tendenza può essere quella alla tristezza del donare.
Il dono della vita, dell’intelligenza, degli affetti, delle energie, delle qualità, dei talenti: questo è ciò che il Signore ci ha donato. E qui il Signore ci chiede di rimetterlo in circolazione in uno spirito donativo e oblativo. Ciò che non ha capito il giovane del Vangelo è che il Signore lo voleva far diventare più ricco, mettendolo nella logica del dono, nella logica dell’amore. Non può maturare alcuna vocazione senza questa logica: né al matrimonio, né al servizio civile, né al servizio delle comunità parrocchiali, né una vocazione sacerdotale. Non è possibile senza questa logica. E i discepoli che erano attorno non rimangono distratti da quello che capita. Tant’è vero che si trovano sconcertati nel loro cuore, rimangono stupiti, ci dice l’evangelista Marco. Non è lo stupore della meraviglia, ma un momento in cui i discepoli fanno fatica ad entrare nella logica di Dio. È Gesù ad indicargli la strada, guardandoli in faccia.
Gesù guarda tutti in faccia e stasera guarda anche noi, non solo quel giovane e quei discepoli. Ci guarda e dice: “Impossibile agli uomini, ma non a Dio! Perché tutto è possibile a Dio”. Questo nella vita, nella chiamata, nella vocazione, nell’avvenire ci conferma al Signore. Ciò che a noi sembra impossibile da realizzare nella sequela, è possibile grazie alla presenza dello Spirito Santo che ci dona la grazia per camminare nella sequela del Signore. Tutto è possibile a Dio e sarà ciò che l’Apostolo Paolo sperimenterà nella sua missione: “Tutto posso in Colui che mi dà la forza”. E queste parole, caro don Andrea, il Signore le consegna a te insieme a don Boniface, che divenite insieme parroci e tu, in particolare, parroco moderatore.
Vi domanderete perché questa scelta? Come mai? Per portare avanti ciò che nella Visita pastorale abbiamo iniziato: il cammino sinodale, il bisogno profondo di camminare insieme. Generalmente queste scelte non si fanno se i due presbiteri non hanno un’attitudine alla collaborazione. In questo caso è possibile perché sia don Boniface che don Andrea hanno questa disponibilità; tra loro c’è una buona sintonia, c’è un buon rapporto. È una nomina di comunione e per generare comunione.
Il Presbitero presiede la comunità; la presiede coinvolgendo tutte le ministerialità. Ma è sempre il presbitero che presiede la comunità. Questo è fondamentale perché come in una famiglia naturale, quando non si capisce più chi è il padre e la mamma diventa difficoltoso. Siete sposati in tanti, avete una casa e quando c’è confusione, c’è disordine e divisione. Ecco allora, questo è il primo punto del mandato pastorale. La rotta pastorale che ho dato alla città di Porto Torres è quella che le parrocchie camminino insieme pur nelle loro peculiarità.
La ragione del Vicario urbano, di un coordinatore, è dettata da questa ragione. Il Sinodo che stiamo vivendo ci sta educando a mettere insieme i pezzi, cioè a superare una visione antica delle parrocchie dove ognuno pretendeva di potersi ritagliare un pezzetto. La parrocchia è una comunità fondata sull’Eucaristia, sull’ascolto della Parola di Dio e su questa linea deve camminare. Quindi sono certo che la sapienza di don Boniface e le forze e le qualità di don Andrea consentiranno di mettere in atto tutto questo. Per questa ragione, nel decreto, ho inteso sottolineare che la forza della giovane età del Parroco moderatore potrà tanto contribuire a sostenere la comunità parrocchiale ad assumere sempre più lo stile sinodale e mantenere sempre viva la sensibilità missionaria del Parroco Fondatore, Monsignor Salvatore Ruiu, e a formare il popolo di Dio alla collaborazione. Queste sono le parole del sinodo: responsabilità, missione e collaborazione.
La sensibilità missionaria è una collaborazione che si attiva responsabile e consapevole, in particolare nelle nuove ministerialità. L’esperienza e la sapienza pastorale di don Bonifacesaranno ancora il buon metro necessario per favorire i processi di cambiamento interni alla comunità. Quindi la scelta comunionale, missionaria, per far emergere la bellezza di questa comunità, di questa bella parrocchia con tante qualità, con tante forze giovani, con i bambini, con le famiglie, ma anche con tante persone che ancora non conoscono Gesù Cristo, non solo qui, ma come altrove.
Il Signore oggi invita don Andrea, insieme a don Boniface, a riascoltare quelle parole che poi alla fine Gesù consegna ai suoi discepoli, quando gli pongono la domanda: “Noi abbiamo lasciato tutto e ti abbiamo seguito, cosa avremo in cambio?” Gesù diceloro: “In verità, io vi dico, non c’è nessuno che abbia lasciato casa o fratelli o sorelle o madre o padre o figli o campi per causa mia e per causa del Vangelo che non riceve già ora cento volte tanto”.
Gesù rassicura; ecco tutte le ricchezze che aveva chiesto Gesù di lasciare per la causa del Vangelo. Questo è il centro della comunità: il Vangelo, edificare il Vangelo. La nota pastorale che ho consegnato alla Città di Porto Torres, riprendendo le parole della Passio dei Santi Protomartiri Gavino, Proto e Gianuario, ricorda che giorno e notte non cessavano di annunciare il Vangelo. Questa è la consegna, questa è la via del rinnovamento pastorale, della conversione pastorale. Questa è anche la via per promuovere le vocazioni di ciascuno. Nella Prima lettura, tratta dal libro della Sapienza (Sap 7,7-11), ci viene ricordata questa bella preghiera.Questo ci ricorda la scelta dell’Apostolo Paolo che dice:“Considero ogni cosa come un nulla in confronto alla suprema conoscenza di Gesù Cristo, Mio Signore, per il quale mi sono privato di tutto e tutto ritengo come spazzatura, pur di guadagnare Cristo”. È il primato dell’ascolto del Signore. Il mio desiderioquesta sera, nell’introdurre questa nuova tappa pastorale, sia per questa Parrocchia ma anche per tutta la città di Porto Torres, è fare nostra la preghiera della Prima Lettura (Sap 7,7-11).
“Pregai e mi fu elargita la prudenza,
implorai e venne in me lo spirito di sapienza”.
Qual è la sequela? Un presbitero non segue nessuna corrente, ma segue Cristo. Ogni tanto c’è la tentazione di potersi accaparrare il prete. Questo non è Vangelo. Il presbitero presiede – non dimenticatelo – è un segno liturgico eloquente: presiede l’Eucaristia al di sopra di ogni circolo; la presidenza è un servizio per tutti, un servizio di amore. Questo è il parroco moderatore.
In modo molto spicciolo e anche molto diretto, forse contrariamente allo stile delle mie omelie, ho voluto dire che cosa mi aspetto da te, caro don Andrea. Camminate con più determinazione nel processo di conversione pastorale e nelle vie di intervento che ho consegnato alle comunità. Lo Spirito Santo fortifichi i nostri passi, ci aiuti ad accogliere in questo momento una grande grazia del Signore.
Non abbiamo tanti sacerdoti. Sotto questo profilo, occorre coltivare insieme le vocazioni, saper essere tutti corresponsabili. Lo ribadisco con molta determinazione perché questo è scritto non come raccomandazione, ma è consigliato come decreto. Quindi è una linea che deve maturare dal basso, certamente, perché maturi nel concreto. Questa via deve essere coltivata. Il Signore sostenga tutti e veramente possiamo ricevere da Lui la grazia di un rinnovato discepolato».