Messa Esequiale di Padre Giacomino Canu
Giovedì 26 settembre l’arcivescovo Gian Franco, nella Cattedrale di San Nicola a Sassari, ha presieduto la celebrazione della Messa esequiale di padre Giacomino Canu.
Di seguito riportiamo l’omelia dell’Arcivescovo.
«La liturgia della Parola, attraverso l’autore del libro del Qoelet, ci suggerisce la manifestazione di una vena di pessimismo che segna colui che rilegge la vita umana riconoscendo che tutto è vanità e si pone la domanda su quale guadagno viene all’uomo per tutta la fatica con cui si affanna sotto il sole. È una domanda sapienziale, che tutti siamo chiamati a rivolgere a noi stessi interrogandoci sul senso della nostra vita. Oggi lo facciamo mentre accompagniamo nella fede all’ultima dimora terrena padre Giacomino Canu, sacerdote, pittore e scrittore.
Padre Giacomino ha scelto di essere sacerdote di Cristo e perciò la sua fatica è stata una fatica spesa per la missione, per il Vangelo, per la causa di Cristo. Mentre prendiamo in considerazione la vocazione, la scelta di vita che ha segnato la sua esistenza, riflettiamo anche su queste parole: su quale sia il senso che ha avuto la fatica di quest’uomo che si è affannato sotto il sole della terra per una nobile causa. Padre Giacomino, che io ho conosciuto da ragazzo, ma del quale non ho una profonda conoscenza, apparteneva alla comunità del Pontificio Istituto Missioni Estere. Già questa scelta sottolinea un dato significativo: le sue forze, le sue energie, la sua intelligenza e il suo talento desideravano essere spese per la causa del Vangelo e per una causa segnata particolarmente dalla missio ad gentes.
Egli, in seguito ad un incidente accadutogli in Marocco quando era missionario nel 1973 e dal quale ne venne fuori senza conseguenze, secondo la sua devozione a Sant’Antonio Abatepensò di improntare la sua vita ispirandosi ad alcuni tratti di questo Santo Padre del deserto.
A un certo punto, quindi, spinto dal desiderio di spendere la sua vita ad gentes, scelse una vita più ritirata, curando in modo particolare la rettoria sita a Baia Sardinia, nella diocesi di Tempio, ma svolgendo anche delle opere che mostravano la sua capacità di annunciare e testimoniate Cristo attraverso le sue qualità di pittore e di scrittore. Qualità che coltivò a partire dagli anni Cinquanta come autodidatta esordendo con la sua prima mostra nel 1959.
Vide la pittura come una via da spendere per promuovere le missioni e quindi devolvere gli introiti delle sue mostre a beneficio degli ultimi. Negli anni Settanta, qui nella città di Sassari, città fervente di tante iniziative culturali in quegli anni, nella centrale via Roma animò uno spazio espositivo d’arte chiamata “Galleria d’Arte Sardegna”, alla quale parteciparono giovani artisti sassaresi e non solo.
Dopodiché ricordo che una sua sensibilità particolare era verso gli ultimi, in particolare il mondo dei Rom. Fu confessore e collaboratore nella Parrocchia di Stella Maris in Porto Cervo, prima con don Raimondo Fresi e poi con il compianto don Raimondo Satta.
Padre Giacomino seppe dare un senso a questa domanda: Perché tanta fatica e perché stare sotto il sole?
Il senso era il Vangelo da trasmettere, Cristo da far conoscere, Cristo da far amare, Cristo da annunciare come misericordia, Cristo da far conoscere, Cristo da annunciare e Cristo da far sperimentare come il Signore della misericordia.
Di fronte al pessimismo che emerge in questa lettura di Qoelet, ecco che si approda alla Sapienza, perché spesso alla Sapienza si arriva passando anche attraverso le strettoie del pessimismo, della consapevolezza dell’insignificanza anche di tanti nostri sforzi, di tante nostre energie. Pessimismo che arriva a dire: “nessun ricordo resta degli antichi ma neppure di coloro che saranno si conserverà memoria” (Qo 1,11). A questa affermazione nuda e cruda ecco che la memoria di padre Giacomino rimane nel cuore e nella vita di coloro nei quali ha tratteggiato il volto di Cristo, perché lo incontrassero e lo conoscessero attraverso la sua fatica.
In sintesi, possiamo dire che di fronte alla domanda che il Vangelo di Luca oggi riporta alla nostra attenzione su chi fosse Giovanni il Battista, nel contesto della comprensione di chi fosse Gesù, ecco che padre Giacomino, credo nei tentativi di tanti movimenti culturali, tendenti ad uccidere e a eliminare il nome di Cristo, abbia speso la sua esistenza per annunciarne che egli è il Risorto, il Signore della vita.
Per questo ringraziamo Padre Giacomino e ringraziamo il Signore per aver suscitato questa vocazione alla Chiesa e preghiamo per lui perché la luce del Risorto che ha annunciato nel pellegrinaggio terreno ora splenda a lui in eterno per la pace senza fine».