Bonorva: la Celebrazione eucaristica presieduta dall’arcivescovo Gian Franco per i 100 anni di “mamma Pietruccia”
Martedì 3 settembre, nella chiesa parrocchiale della Natività di Maria Vergine, a Bonorva, l’arcivescovo Gian Franco ha presieduto la Santa Messa in occasione dei 100 anni di “mamma Pietruccia”, madre del sacerdote don Pietro Faedda.
Nell’omelia l’arcivescovo ha detto:
«Credo sia veramente bello vivere insieme come Chiesa questo appuntamento di gioia: questa è la ragione per la quale ho espresso il desiderio di esser presente. Per rendere grazie insieme per il dono della vita, che certamente il Signore può dare in lunghezza cronologica e di questo lo ringraziamo per mamma Pietruccia. Ma ringraziamo il Signore anche per l’intensità di vita che è molto importante. Nell’Eucaristia diciamo: “È veramente cosa buona e giusta rendere grazie al Signore”. Ecco, noi oggi, rendendo grazie, stiamo facendo proprio questo: una cosa buona, una cosa giusta.
Tutti i giorni ringraziamo il Signore: quando ci svegliamo e prima di addormentarci. Un tempo da bambini ci avevano insegnato che al mattino si ringrazia il Signore per l’inizio della giornata e alla sera si ringrazia per il tramonto del sole. Sono piccoli messaggi, insegnamenti che ci danno il senso della vita e ci aiutano a dare un colore, un sapore alla giornata e a scoprire che le nostre giornate sono accompagnate dalla presenza di Dio. E anche lei, mamma Pietruccia, chissà quante volte ha scoperto nella sua vita la presenza di Dio! Nei momenti gioiosi ma anche in quelli meno gioiosi, in quelli più faticosi e in quelli più dolorosi.
Richiamo qualche aspetto biografico essenziale e importante che i registri dei nostri battesimi conservano per tutti. Anche questo è un segno di grande sapienza nella Chiesa. Nella Chiesa ogni battezzato viene registrato perché ognuno ha una sua vocazione nella storia; ogni battezzato ha la sua missione. Il battesimo di Pietruccia, nata il tre settembre 1924, figlia di papà Giovanni Antonio e di mamma Salvatorica, avvenne il dieci settembre 1924. Ricevette il sacramento della cresima il primo novembre del 1930, dunque a sei anni e due mesi, e lo stesso giorno di mattina fece anche la prima comunione. Il 17 giugno del 1950 si sposa con Gavino Faedda, ritornato alla Casa del Padre nel 1990. In questo bel matrimonio il Signore ha voluto donare la grazia dei figli e credo che ciascuno sia stato un grande dono. Allora ecco che quel battesimo è registrato non solo per un’anagrafe terrena, ma vi è una storia più grande, più ampia. Ciascuno di noi nella sua vita è così. Anche voi, mamma Pietruccia, nella vostra vita avete vissuto la grazia di doni che vanno anche al di là della persona, nell’essere al servizio del Signore. Ed è bello che siano venute fuori tante vocazioni, alcune al matrimonio, alla famiglia, al lavoro, nella vita civile e altre alla vita religiosa maschile e femminile. Ecco, questo è davvero un grande dono.
Quindi la grandezza della nostra vita dove sta? Nel servire i doni di Dio, nel saperli amministrare bene, qualunque sia il dono di Dio. Non a tutti viene chiesto di fare le stesse cose e questo è bello: la diversità, la pluralità. Ciascuno davanti a Dio è importante. Quando passiamo davanti al fonte battesimale delle nostre parrocchie, delle nostre chiese, diciamo: “Ecco, lì siamo stati generati, lì c’è qualcosa di importante che mi riguarda”. Quando ci accostiamo all’altare scopriamo che apparteniamo ad un’unica mensa che è la mensa di tutti, dove nella diversità vi è una bellezza.
Oggi celebriamo anche la memoria di un grande santo, un Papa: San Gregorio Magno. Ciascuno può essere ‘magno’ anche nel posto più umile della propria vita, nel posto più semplice della propria vita. Penso alla grandezza delle mamme e dei papà! Spesso nella semplicità della vita quotidiana vi è una grandezza che non si vede, ma che davanti agli occhi di Dio è importante. La grandezza non è data dai segni esteriori che, certo, possono avere la loro importanza, ma non sono la sostanza. Ciascuno è grande. Anche San Gregorio è diventato grande, riconosciuto grande, perché ha servito il Signore e il Vangelo.
Ecco perché siamo qui: per ringraziare il Signore del grande dono e della bellezza della vita, della gioia della vita. Guardando a mamma Pietruccia, come Vescovo, desidero ricordare tutte le mamme dei nostri sacerdoti, tutte le nostre mamme, quelle già in Paradiso e quelle che sono ancora sulla terra. Generalmente incontro i genitori dei seminaristi l’otto di dicembre. Credo si sia un po’ persa la tradizione dell’incontro con i familiari del clero, che forse in passato era un po’ più viva: sarebbe bello riscoprirla perché è una bella occasione. Nessuno di noi avrebbe potuto avere la vocazione al sacerdozio senza il dono di un’altra vocazione: quella dei nostri genitori, del babbo e della mamma e di altre persone che poi hanno collaborato.
Siamo qui per lodare e benedire il Signore. Quando il Vangelo, parlando di Gesù, ci dice: “un grande profeta è sorto tra noi” (Lc 7,16), qual è la grandezza che non si capiva? Che pur essendo uguale a loro, simile a loro, compiva opere che andavano oltre a coloro che gli stavano accanto perché era il Figlio di Dio. Ecco, Gesù ci ha resi partecipi di questa profezia: nella nostra umanità lo Spirito Santo opera perché diventiamo strumenti dello Spirito, mezzi dello Spirito, operatori della grazia dello Spirito Santo. Ecco, penso che qui ci sia il senso e il segreto della vita di ogni persona: ogni persona è preziosa davanti al Signore. Ogni individuo ha una grande importanza, ha una missione. Papa Francesco dice: “ciascuno è una missione”; con il proprio modo di vivere è missione una mamma, è missione un babbo.
Credo che mamma Pietruccia sia contenta di essere stata missionaria come sposa, come mamma, coltivando la famiglia. E così ciascuno di noi trova la vera gioia portando avanti la propria missione laddove si trova. Nel Vangelo abbiamo sentito parlare di una persona che era tormentata da uno spirito immondo, che gridava forte e che vedeva in Gesù una rovina (Lc 4, 33-34). Da quale spirito immondo, a volte, ci sono delle persone tormentate? Da una divisione interiore, perché non sanno, non scoprono la bellezza della vita, non hanno scoperto la bellezza della vita. La vita per alcuni è un tormento non per le prove ma perché forse non ne conoscono e non ne hanno scoperto la gioia e la bellezza incontrando Gesù. Il Signore pone a tacere tutte quelle voci che trasformano la vita in un tormento. Preghiamo anche per la vita umana: quella nascente, quella nelle piene forze e quella declinata nelle diverse stagioni della vita, perché il Signore ponga a tacere tutte quelle voci che dentro tolgono la pace, tolgono la serenità, tolgono la gioia. Preghiamo perché la vita possa essere davvero una missione di gioia, la scoperta di una missione.
Ora diciamo insieme grazie a Dio per la vita e per i doni che ogni vita comporta, perché la vita di una persona non ha doni solo per sé stessi ma porta doni per gli altri: ogni vita è generativa. Alcune vite lo sono nel matrimonio, altre in altri modi, in altre forme, come ad esempio la vita spirituale come presbiteri o come religiosi. Preghiamo anche perché si possa riscoprire nelle famiglie la bellezza del sacerdozio, della vocazione. Ogni comunità preghi per le vocazioni; ogni famiglia coltivi un’educazione vocazionale nella semplicità. Non servono libri di teologia per fare questo: si può fare nella semplicità.
Grazie per il clima di festa presente in questa comunità: è davvero una grande gioia>>.