Celebrazione eucaristica per il 327esimo anniversario della Dedicazione della Cattedrale
Domenica 1° settembre, nella Cattedrale di San Nicola a Sassari, l’arcivescovo Gian Franco ha presieduto la Celebrazione eucaristica per il 327esimo anniversario della Dedicazione della Cattedrale. Alla celebrazione, insieme ai battezzati dell’anno e alle loro famiglie hanno partecipato anche i laici impegnati negli Esercizi spirituali organizzati dalla diocesi.
Nell’omelia, l’arcivescovo ha detto:
«Che cosa desidero sottolineare per ciascuno di noi?
La ragione dell’invito per questa giornata ci viene dalla Parola di Dio che abbiamo ascoltato. A volte Dio si rivolge a persone in modo singolare e chiama per nome; altre volte si rivolge al popolo. Ma anche quando si rivolge ad un individuo in modo singolare lo chiama a partecipare alla vita di un popolo, di un popolo in cammino.
Innanzitutto desidererei porre in evidenza che con il Battesimo i vostri figli, e ciascuno di noi, è stato chiamato per nome dal Signore Gesù Risorto. Ci ha uniti a Lui ma ci ha anche inseriti in un popolo, nel Popolo santo di Dio e perciò ci ha invitati a camminare insieme. Questa è la base di quello che oggi si chiama cammino sinodale. Un processo che ci aiuta a riscoprire che la nostra vocazione ha una dimensione individuale. Ma l’individualità è chiamata a partecipare al cammino come popolo. Siamo stati chiamati, infatti, a partecipare alla salvezza in una rete di relazioni gli uni con gli altri. La vita cristiana non è una vita di solitudine ma una vita di partecipazione al cammino di questo popolo.
Oggi desidero ringraziarvi perché generalmente il vescovo ha molta difficoltà a incontrare i neobattezzati. È una tradizione che stiamo avviando. Abitualmente lo fanno il parroco, il vicario parrocchiale e qualche altro sacerdote, ma credo sia bello incontrarci qui, nella chiesa cattedrale, che è il luogo simbolo dell’unità del popolo di Dio in cammino in questa Chiesa, che è la Chiesa Turritana, insieme con il proprio Pastore – il vescovo –, i presbiteri, i diaconi e le altre ministerialità qui rappresentate.
Quale consegna vorrei lasciarvi?
Quella di invitarvi a camminare insieme come Chiesa e a non sentirvi soli. La Chiesa diocesana guarda a voi con grande attenzione e con grande premura, ma non è un guardare a voi solo come destinatari, perché sarebbe ben poco. Guarda a voi invitandovi ad essere partecipi, a camminare insieme. Nella Prima lettura, nel libro del Deuteronomio (Dt 4,1-2.6-8), Israele è chiamato ad entrare in possesso della Terra promessa che il Signore Dio sta per dargli.
È bello, credo, scoprire la crescita dei vostri figli come un cammino, un cammino da condividere, un cammino nel quale si entra in relazione, si fa parte gli uni degli altri. Nella Chiesa antica, delle origini, generalmente il vescovo, soprattutto in un momento importante, o l’apostolo, amministrava il battesimo ed era un dato significativo perché intendeva esprimere la partecipazione piena al cammino di questo popolo, la non solitudine.
Ad un certo punto è successo che sono nati i cosiddetti “battesimi di massa”. E così si è un po’ persa quella pedagogia del contatto diretto all’interno della comunità gli uni con gli altri; vi è stata una sorta di massificazione. Oggi il Signore ci ha riportati forse ad un altro punto: a ripartire dai singoli nomi, da ogni singola persona. Il Signore fa sempre questo nella storia della salvezza, convoca, richiama.
Molte volte quando il Popolo raggiunge una sua certa grandezza a volte si disperde. Oggi ci ha riportati a numeri piccoli. Questo può essere letto in modo triste, con una lettura troppo orizzontale, troppo sociale. Una lettura di fede ci invita a ripartire dalla chiamata personale. Nel Vangelo (Mc 7,1-8.14-15.21-23) Gesù parla dell’importanza del cuore, dal quale vengono fuori le caratteristiche del cristiano, del battezzato, cioè di chi segue il Cristo. Voi genitori avete un compito tanto importante: l’educazione dei vostri figli, compito che è a volte impegnativo, a volte faticoso.
E allora oggi desidererei ancora esprimere il desiderio, come Chiesa diocesana, di condividere insieme questa fatica dell’educazione del cuore dei vostri figli. Ciascuno di voi ha una parrocchia di riferimento o altre realtà, altri punti di riferimento.
Credo che sia importante riscoprirci come un popolo in cammino che si lascia educare da Dio e sapere che i vostri figli possono contare non solo sul vostro impegno di genitori ma anche dell’impegno di tutta la comunità. Come del catechista, colui che nella parrocchia svolge il ministero dell’accoglienza, colui che nella parrocchia cura i momenti del gioco, dell’incontro, delle relazioni, della conoscenza e così tanti altri esempi che potremmo fare. Ecco, il Signore ci aiuti tutti a riscoprire che la chiamata personale si completa nel riscoprirci come un popolo che cammina insieme e che il Signore ha proprio misticamente scelto di donarci la salvezza, soggettivamente ma anche insieme come popolo in relazione gli uni con gli altri.
Auguro a voi e a noi di poter avere tante altre occasioni nel cammino dell’anno liturgico per poter condividere il cammino della fede, della Chiesa che non fa sentire solo nessuno. Camminare insieme vuol dire questo: una Chiesa che non fa sentire solo nessuno. Si parla tanto della famiglia, se ne parla in tanti linguaggi e anche in modo ideologico, ma la Chiesa è chiamata a non scadere nell’ideologia qualunque essa sia. La Chiesa è chiamata a farsi compagna di viaggio di questi nuovi virgulti della comunità, ad essere un segno di prossimità. Insieme, non da soli, in cammino».