Sassari, Casa delle Figlie di Mater Purissima: Celebrazione eucaristica per la commemorazione di Madre Paola Muzzeddu
Nella serata di lunedì 12 agosto, nella Casa Madre della Congregazione delle Figlie di Mater Purissima, a Sassari, l’arcivescovo Gian Franco ha presieduto la Celebrazione eucaristica per la commemorazione della fondatrice, la venerabile Madre Paola Muzzeddu.
Nell’omelia l’arcivescovo ha detto:
«L’annuale incontro per celebrare la memoria di Madre Paola, per pregare per lei e chiedere la sua intercessione, non è un atto di routine, di calendario, ma in tale occasione vogliamo e desideriamo scoprire i segni di Dio nella sua vita. Ogni vita umana è segnata dalla presenza di Dio, dal dialogo con Dio, dall’amore per Dio. Ma vi sono delle esperienze peculiari, particolari, di anime splendenti, luminose, nelle quali una luce in particolare il Signore fa risplendere per aiutarci e guidarci nel nostro cammino.
È la serva di Dio della quale la Chiesa ne ha riconosciuto le virtù.
La prima virtù che mi sembra possiamo sottolineare è quella di aver scelto il “banchetto nuziale” con il vero Sposo. La vita di Madre Maria Paola è una vita nuziale. Nel Vangelo che abbiamo ascoltato vi è uno sposo che si trova a un certo punto in difficoltà nel donare ai suoi commensali, agli invitati alla festa il vino buono che ha esaurito. Ha solo un vino ormai acre, non buono. Vi è però colui che invece subentra come il vero sposo, colui che dona il vino buono al banchetto nuziale.
La vita di Madre Paola credo sia stata sempre una ricerca dell’amore di Dio, in una via di sponsalità, di relazionalità. Nel suo stesso dialogare, colloquiare – che i Diari di Madre Paola raccontano e narrano – è espressa una relazione non fatta semplicemente di richieste materiali e fisiche ma prevale il dialogo con Dio, il dialogo attraverso il quale è maturata una nuzialità che è rimasta impressa nel suo cuore.
Il cuore di Madre Paola è segnato da un legame nuziale e perciò è stata una discepola di Cristo feconda, perché da questa relazione di amore con Dio, con Cristo, è nato un segno di grazia: la Compagnia delle Figlie di Mater Purissima. Questo è avvenuto nella concretezza della storia, dentro quello che possiamo definire un laboratorio nel quale Madre Paola individuò i segni della grazia di Dio. Partì da un laboratorio! Ed ecco che, anche a noi oggi, Madre Paola ci invita a riflettere su tutte le dimensioni della Chiesa, non solo della Compagnia delle Figlie di Madre Purissima, in tutte le vocazioni.
Madre Paola ci invita a capire quali siano i laboratori da attivare per discernere i segni di Dio, le grazie di Dio e per far crescere le vocazioni. Oggi si parla tanto di nuove ministerialità, di vocazioni al Ministero ordinato, di vocazioni già note e di altre che sono necessarie. Senza attivare dei laboratori reali, concreti, è difficile che vi siano veramente luoghi nei quali accompagnare le persone. Madre Paola ha svolto due servizi grandi: ha creato un laboratorio ma ha anche accompagnato. La sua maternità non è soltanto quella che è venuta dopo per il Codice di diritto canonico o le Costituzioni della Congregazione. Vi è una maternità che ha un fondamento nella sua sponsalità spirituale: è una vocazione alla sponsalità. Questo è il mistero della Chiesa, della Chiesa peregrinante e Madre Paola come discepola si è impegnata a viverlo. A viverlo ascoltando da Maria ciò che in quel banchetto la Madre di Gesù disse: “Fate tutto quello che egli vi dirà” (Gv 2,5).
Tante volte Madre Paola si è trovata a discernere ciò che Gesù le chiedeva, a capire ciò che Gesù le domandava. Ha sperimentato anche la fatica per fare ciò che il Signore le chiedeva. Nella sua biografia, nei suoi testi, emerge tutta la sua umanità, l’umanità di una donna pienamente responsabile, la quale non solo ha vissuto la via della grazia e il sostegno della grazia, ma anche la via dell’impegno, la via della fatica, la via dell’ascesi, potremmo dire noi oggi. Quella via l’ha portata sempre più a crescere nell’amore, ha saputo farlo spartendo la sua vita tra il fare e l’amare: agiva per chi amava e nell’amore splendevano le sue azioni belle. E tutto questo potremmo esprimerlo come la nota della grazia di Dio che le ha donato di essere una donna della scuola, che si è esercitata nella scuola.
La relazione sponsale, la relazione iniziale con Cristo non è una relazione di passività ma è una relazione di collaborazione, di cooperazione, di incontro che porta alla fecondità della vita. Questo emerge in due dimensioni di Madre Paola: una è quella personale, l’altra nella sua fedeltà alla Chiesa. Madre Paola aveva coscienza che la vocazione è dono di Dio e va vissuta in comunione con lui e in comunione con la Chiesa, e che le opere della Chiesa se non sono fruttificate dalla grazia di Dio, non sono un’opera di Dio.
Per questo, concludendo, desidero riporre alla vostra attenzione una testimonianza che risale al 1968: la testimonianza nella quale Madre Paola scrive a Don Mazzi.
Erano momenti di effervescenza nella Chiesa, momenti dove veniva messa in discussione la fedeltà al Santo Padre, l’adesione al Magistero, l’obbedienza al Vescovo. Erano momenti difficili anche per chi aveva idee buone e buoni progetti. Desidero leggere questa testimonianza che il Signore, credo, mi abbia suggerito di proporre alla nostra comune riflessione, trascritta da una registrazione. Questo insegnamento di amore nuziale e di responsabilità di Madre Paola accompagni tutti i nostri passi.
“Reverendissimo Don Mazzi, ho appreso dai giornali e ho seguito anche recentemente la sua vicenda. Ho ascoltato le diverse opinioni ed ho sempre pregato perché il Signore la illuminasse. Ho compreso che lei vuole fare una grande opera di bene. Quanti vuole assistere e aiutare, quante innovazioni vuole intraprendere, anche senza l’approvazione della Chiesa. Ma lei, così facendo, vuole dare direttive alla Chiesa, vuole insegnare alla Chiesa. Siamo noi tutti che dobbiamo imparare dalla Chiesa, perché la Chiesa è sapiente, sapiente della sapienza che le è data dallo Spirito Santo. È lo stesso Spirito Santo che governa e dirige la Chiesa nel darci le sue leggi, che sono quindi Leggi Sante. In questo atteggiamento che lei assume, io vedo della superbia. È la superbia che rovina tutto, che la conduce alla ribellione e non le lascia più distinguere il bene che aveva in animo di compiere e il male che sta facendo allontanandosi dalla sottomissione all’autorità legittima. Si è soggetti alla volontà della Chiesa, che è la volontà stessa di Dio, espressa dalla sua voce. Chieda umilmente perdono al suo Cardinale. Accetti quanto le permetterà di continuare a fare della sua opera e lasci da parte quanto vorrà togliere. Sarà il Signore stesso, per questa sua umile docilità alle esigenze del momento, che farà poi risplendere tutto quello che ora verrà scartato, e tutta la sua iniziativa risplenderà poi come un faro di luce per la pienezza e la ricchezza della sua fecondità. Se il grano non muore sotto terra, la spiga non fiorirà. Sì, la sua opera fiorirà diffusamente. Ne sono certa, ma lei ritorni alla Casa del Padre, si unifichi a chi gliela rappresenta, al suo buon Cardinale che è proprio un santo e al nostro papa Paolo VI. È il Cristo vivente in mezzo a noi che non può volere che il bene dei suoi figli. Quanto soffre quando vede che le incomprensioni li allontanano. Prenda coraggio, dimostri la sua forza chiedendo perdono e accettando tutto quello che le verrà chiesto. Tutte le opere di Dio sono nate attraverso i sacrifici e talvolta sono costate la vita di chi le doveva realizzare, ma appunto per questo hanno trionfato perché erano volute da Dio. Anche dal suo sacrificio il Signore Dio saprà dare maggiore impulso a quanto vuole da Dio stesso. Io mi sono proprio sentita spinta a scriverle per invitarla a riflettere, per ricordarle queste semplici cose. Ho pregato e continuerò a pregare sicuramente perché la Madonna la benedica e la sorregga in questo momento di smarrimento”».