Banari: l’arcivescovo Gian Franco presiede la celebrazione eucaristica per la festa di San Lorenzo Martire
Nella mattina di sabato 10 agosto l’arcivescovo Gian Franco ha presieduto la Celebrazione eucaristica in occasione della festa patronale di San Lorenzo Martire nella chiesa parrocchiale di Banari.
La Santa Messa, concelebrata dagli altri sacerdoti della Forania di Sorres, è stata animata da “Su Cuncordu Banaresu”, diretto dal maestro Silvio Nappi. Alla celebrazione hanno partecipato le autorità civili del paese e il Comitato che ha curato l’organizzazione della festa patronale.
Di seguito viene riportata l’omelia tenuta dall’Arcivescovo.
«È bello ritrovarci qui pochi mesi dopo la Visita pastorale, ed è bello incontrare i tanti che, per diverse ragioni risiedono fuori dal centro di Banari, in altre regioni dell’Italia o in altre nazioni, che per questa circostanza tornano nel loro paese natale.
La prima cosa che desidero sottolineare è che San Lorenzo ci riporta tutti alla sorgente della fede che abbiamo ricevuto: il fonte battesimale. Penso che buona parte di voi presenti abbiate ricevuto il dono del battesimo in questa chiesa, o comunque la crescita della fede sia avvenuta in questo contesto per voi, i vostri genitori, i vostri nonni, i vostri avi. Ritrovarvi qui è un ritorno alle radici della fede. Questo ci insegna che la fede ci viene donata in un contesto e in un ambiente storico, dentro un’esperienza di vita. E dentro un’esperienza di vita la fede deve essere coltivata. In fondo è quanto nel Vangelo oggi Gesù dice ai suoi discepoli: «Se il chicco di grano, caduto in terra, non muore, rimane solo; se invece muore, produce molto frutto» (Gv 12,24).
Il chicco di grano che cade in terra deve andare giù in profondità, morire, fermentare, perché nasca una nuova vita, perché venga fuori un nuovo germoglio, un nuovo frutto. E l’esistenza è il terreno nel quale la nostra fede matura, non rimanendo in superficie, ma andando in profondità.
Credo che la festa di San Lorenzo ispiri a ciascuno di noi un desiderio: ritornare a ciò che mi dice di essere cristiano.
Perché mi chiamo cristiano? Perché credo in Cristo? Chi è Gesù per me?
Oggi ricordiamo San Lorenzo come diacono e come martire perché ha confessato la fede in Gesù, il Figlio di Dio fatto carne. Di fronte alle richieste del suo tempo – siamo nel 258 d.C., pochi giorni dopo della morte di Papa Sisto II, secondo le attestazioni ricevute sul martirio – anche San Lorenzo confessa la fede. Gli viene chiesto: “Credi tu in Cristo? Anche tu sei cristiano?”
Ecco, in quel momento storico non era consentito essere cristiani per tante ragioni. Come ancora avviene oggi. Nel mondo vi sono tante zone dove non vi è la libertà religiosa, la libertà di professare la propria fede e quindi anche la libertà di essere cristiano.
Lorenzo risponde: “Sì, io sono cristiano”
Ma perché sono cristiano? Perché credo che Gesù è il Figlio di Dio, perché io ho speso la mia vita per seguirlo, credendo nel suo messaggio e che la risurrezione è la meta ultima della nostra vita. Altrimenti non avrebbe senso morire martire, sarebbe un suicidio, sarebbe un togliersi la vita, una scelta arbitraria per interrompere la vita.
Lorenzo dice: “Sì, accetto, metto al primo posto la mia libertà di credere in Gesù, perché ci credo veramente, al costo di dare la vita”. Il suo è un atto di libertà piena. Ma dove si fonda questa libertà?
Lorenzo era un diacono. Il diacono tra i compiti ne aveva uno particolarmente importante: aiutare il vescovo nel servire la carità nella comunità cristiana. I diaconi spesso diventavano anche dei Papi proprio perché aiutavano tanto il Vescovo di Roma nel servizio della carità. La fede di Lorenzo non era una fede astratta, una fede teorica. Lui aveva capito ciò che era più essenziale della fede cristiana: la carità, l’amore, il servizio, la donazione. Esattamente quello che oggi ci viene ricordato: «Se il chicco di grano, caduto in terra, non muore, rimane solo; se invece muore, produce molto frutto» (Gv 12,24). Questa è stata la scelta di Cristo: donare la sua vita per gli uomini.
Ecco, allora su cosa si fonda la nostra vita di comunità cristiana in un tempo nel quale parliamo di conversione pastorale, di rinascita delle parrocchie, di sinodalità, cioè di cammino insieme: su Cristo.
Cristo è il centro, il fondamento; è lui la nostra adesione. I santi patroni ci aiutano a chiederci: in chi credo veramente? Chi dà senso alla mia vita? Quali sono le prospettive della mia vita?
Vi è una prospettiva ampia che San Lorenzo ci dona: che la nostra vita non termina nel cammino terreno, ma che ha una meta ultima, l’eternità, la patria celeste. Tra qualche giorno, Maria Assunta in cielo, ci mostrerà questo meraviglioso destino, questa meravigliosa meta che attende ciascuno di noi.
E allora, la festa dei Santi a che cosa ci esorta? A rifare nostre quelle parole di Gesù che dice “chi segue me, non camminerà nelle tenebre, ma avrà la luce della vita (Gv 8,12). È una scelta di sequela, è la scelta di essere discepoli di Gesù. Questa parola oggi ci aiuta a vivere in modo più fresco la fede cristiana e non solo come un dovere. Oggi forse questo non si capisce più, non si coglie più l’importanza di vivere in questa logica. Ritorniamo allora alla sorgente e riascoltiamo la Parola di Gesù che ci dice perché devo essere cristiano, cosa vuol dire essere cristiano. Seguire Gesù significa non camminare nelle tenebre ma nella luce.
Vi è una dimensione di contrapposizione tenebra-luce. La nostra vita può essere un progetto di luce o un progetto di tenebra. Il Signore ci aiuta a fare luce anche nelle tenebre che incontriamo nella vita, anche nelle oscurità, perché non sempre tutto è chiaro, non sempre tutto è luminoso. Gesù ci accompagna, tant’è vero che Gesù non dice semplicemente “fai questo”, ma “segui me, stai con me, frequenta me”.
Allora vedete che anche la partecipazione, ad esempio ai sacramenti, penso in particolare l’Eucaristia, non è un “devo andare a Messa perché lo devo fare, perché si deve fare”.
Durante la Visita pastorale ho incontrato tanti ragazzi, tanti giovani. Ho anche il bel ricordo dei cresimandi, ormai cresimati, un gruppo ben motivato che oggi vedo presente qui davanti.
Dobbiamo comprendere l’importanza di ascoltare la Parola del Signore, l’importanza di nutrirci del Pane eucaristico, l’importanza del ritrovarci insieme, riscoprire la Messa domenicale come festa, come Pasqua.
Oggi è Pasqua per la nostra parrocchia di Banari, una Pasqua perchè celebriamo un mistero pasquale. Allora ecco, questo è il cambiamento pastorale: non cambia la verità di fede, quella è un dono, si approfondisce, si studia certamente, ma Gesù ci riporta all’essenziale e i Martiri ci riportano all’essenziale e fanno mettere da parte le tante chiacchiere inutili.
Occorre seguire, e seguendo capisco. Questo è l’altro aspetto che vorrei mettere in evidenza. Molte volte si capisce agendo, si capisce seguendo come i discepoli di Gesù. Loro stessi non hanno compreso tutto all’inizio del loro cammino con Gesù, ma hanno capito pian piano, progressivamente. Ecco il ruolo della parrocchia, il compito della parrocchia: accompagnare. È anche il ruolo dei servizi nella parrocchia. Pensiamo a San Lorenzo.
San Lorenzo è un uomo che ha speso la sua vita non per una fede privata, ma per una fede comunitaria, una fede che interpella la comunità. La sua vita è stata donata per tanti. Sul servizio, penso a voi che avete organizzato la festa, a voi del comitato. Vi domando: perché l’avete fatto? Forse c’è l’aspetto dell’appartenenza, sicuramente c’è l’aspetto del legame con il paese. Credo che queste esperienze, ad esempio dei comitati, siano delle buone occasioni per dire “io lo sto facendo perché è il comitato di San Lorenzo”.
Una festa può contribuire per la rinascita della fede, per generare la fede. E questo è importante. E così avviene per tanti altri servizi: i cantori, i catechisti, gli educatori dei ragazzi. Ne abbiamo parlato qualche tempo fa, vedo che alcuni ricordano gli incontri della Visita pastorale.
Allora, ecco l’invito, il messaggio che lascio, che vale per Banari e per tutte le nostre comunità, le parrocchie: che siano in cammino alla sequela di Gesù, parrocchie in cammino alla sequela di Gesù. Questo è il modo per rigenerare la vita della comunità. Forse all’inizio non si comprenderà tutto, ma anche non comprendendo tutto, mettersi in cammino mette nella disposizione poi di approfondire. E anche di aprire orizzonti che forse oggi non riusciamo a vedere.
San Lorenzo ci dia la larghezza d’animo, la generosità che ha accompagnato la sua vita e ci ottenga quella fermezza, quella costanza, quella dedizione, quella capacità di donazione totale che ha caratterizzato la sua vita e la sua esistenza».