L’intervento dell’arcivescovo Gian Franco Saba al termine della processione del Corpus Domini
Domenica 2 giugno, al termine del Pontificale nella solennità del Santissimo Corpo e Sangue del Signore, celebrato in Cattedrale dall’arcivescovo Gian Franco, si è svolta la processione del Corpus Domini. All’arrivo in piazza d’Italia, prima di impartire la benedizione, l’arcivescovo ha tenuto la riflessione che riportiamo di seguito.
Promuovere un umanesimo sociale, attingendo alla spiritualità eucaristica.
L’Eucaristia risveglia in noi un senso di partecipazione alla vita pubblica.
In questi mesi le piazze delle città del mondo, e così anche questa nostra piazza d’Italia, salotto della città di Sassari, hanno esposto stendardi e striscioni con scritte volte ad invocare la pace.
Stasera siamo giunti in questa piazza non con un semplice striscione, ma con il Principe della Pace in occasione della solennità del Santissimo Corpo e Sangue di Cristo, dopo aver celebrato l’Eucaristia nella Chiesa Cattedrale. È dalla Sua voce che ascoltiamo l’invito affinché cessi la guerra, si ponga fine al fragore delle armi. Nel testo dell’Apocalisse (21, 23-24) abbiamo ascoltato la descrizione della Città Celeste, città che già nel pellegrinaggio terreno siamo chiamati ad edificare.
Papa Francesco consegna alla comunità credente due parole che desidero riportare alla nostra riflessione: discernimento e responsabilità.
Abbiamo davanti a noi delle sfide interconnesse: la pace, la giustizia sociale e la salvaguardia del creato. Difetta una visione del futuro e difettano, insieme, la speranza e la responsabilità. La questione sociale in senso lato, secondo gli analisti, già nei prossimi mesi, assumerà dimensioni drammatiche: povertà, precarietà, disoccupazione, redditi più bassi per i lavoratori, disuguaglianze. Quale responsabilità intendiamo assumere verso i ragazzi e i giovani nella Chiesa diocesana? Nel cammino sinodale siamo chiamati a compiere un discernimento con le scelte volte a promuovere la crescita e lo sviluppo delle nuove generazioni. È in atto una sfida che coinvolge i giovani di ogni latitudine e da inscrivere, a tutti gli effetti, nell’orizzonte della giustizia tra le generazioni. Il nesso tra questione sociale e questione ambientale è la tesi cardine del magistero di Papa Francesco, sotto il titolo di “ecologia integrale”, presente nelle encicliche Laudato si’ e Fratelli tutti.
“La prospettiva epocale di civiltà, per la quale dobbiamo cercare un più forte impegno di razionalità collettive politiche, deve assumere come orizzonte il rilancio della cooperazione multilaterale internazionale nel quadro dell’Onu, la riforma dei processi di globalizzazione, il superamento della guerra, il disarmo e la smilitarizzazione, la comprensione internazionale, il contrasto alla produzione e al commercio delle armi”. L’orizzonte che lega insieme pace, giustizia sociale e salvaguardia del creato richiama una cultura che possiamo definire “umanesimo eucaristico”.
Un’altra sfida è posta dall’immigrazione. Essa è una questione epocale, non un’emergenza; esige una visione di lungo periodo e di cooperazione internazionale. Da gestire con realismo e senso di responsabilità. Economisti appartenenti a scuole differenti ritengono che una immigrazione ben gestita possa costituire una indispensabile risorsa per lo sviluppo della nostra economia.
L’appartenenza ad un’unica famiglia umana pone in risalto i princìpi di solidarietà e sussidiarietà che prescrivono una collaborazione tra pubblico e privato-sociale. Occorre superare la burocratizzazione della rete dei servizi per dare via a un bene comune integrato da pratiche di reciproco aiuto.
Altro tema connesso con le nuove generazioni è la famiglia. Le scelte politiche sostengano la formazione, il lavoro, la casa, la conciliazione tra famiglia e lavoro. Un umanesimo secondo un principio di fraternità, aperto a tutti e a tutte è la sfida che interpella l’esercizio del discernimento e di scelte responsabili.