Giovedì 28 dicembre, festa dei Santi Innocenti martiri, l’Arcivescovo Gian Franco Saba ha ospitato in Episcopio una rappresentanza della Comunità Papa Giovanni XXIII, in occasione della Preghiera Mondiale per la vita nascente che la Comunità organizza ogni mese per sensibilizzare e pregare perché la vita umana sia tutelata in ogni sua fase. Erano collegate alcune centinaia di persone, dall’Italia e da diverse parti del mondo dove la Comunità è presente. La preghiera è stata aperta con una frase cara al Servo di Dio don Oreste Benzi, fondatore della Comunità Papa Giovanni XXIII: “Ogni persona è dono: ogni persona ha in sé potenzialità enormi, ogni persona è una parola irripetibile di Dio, pertanto originale e necessaria, perché voluta da Dio”, seguita dal saluto di Matteo Fadda, Responsabile Generale della Comunità, il quale ha ringraziato l’Arcivescovo per la sua disponibilità e ospitalità, esprimendo “l’importanza per noi di essere uniti ai nostri sacerdoti e Vescovi” e, in particolare, “nell’essere uniti nello Spirito nel ricordare l’importanza di difendere la vita umana in tutte le sue espressioni”.

La circostanza che questo appuntamento cadesse in periodo natalizio e nella ricorrenza in cui la chiesa ricorda tutti i bambini vittime della violenza e dell’indifferenza, ha ulteriormente arricchito di senso questo appuntamento. E, infatti, monsignor Saba nella sua introduzione alla preghiera ha evidenziato che il Natale ci ricorda che “il Signore si è fatto bambino e si è affidato alle nostre cure”; che “la grandezza di Dio si esprime nell’umiltà” e che “la via dell’umiltà è esposta ad ogni rischio”, sottolineando che “la via dell’umiltà è strettamente congiunta alla via dell’amore”.

La preghiera si è sviluppata attraverso la recita del Santo Rosario; in ognuno dei misteri, guidato da una famiglia della Comunità in cui si vive la condivisione diretta con persone fragili, si è pregato per una espressione peculiare di vita: la vita nascente, i ragazzi e giovani, la vita sofferente, la povertà, il fine vita. Prima della benedizione finale, l’Arcivescovo ha citato Papa Francesco che, nella “Fratelli Tutti”, ci ricorda che apparteniamo tutti ad un’unica famiglia umana, aldilà delle differenze di religione e cultura, invitandoci a guardare all’altro non come un rivale. Dobbiamo “avere consapevolezza della comune responsabilità nel promuovere la vita” ed è necessario “purificare il nostro sguardo dalla tentazione del possedere, del dominare, per essere capaci di accogliere e custodire la vita”; l’Arcivescovo ha invocato “la grazia dello Spirito Santo perché chi è chiamato a promuovere la vita attraverso gli strumenti tecnici e scientifici avverta che questo servizio non è solo un mestiere, ma una vocazione, una missione”. L’Arcivescovo ha voluto “rendere grazie a Dio per i tanti che, mettendosi al fianco delle persone provate dalla debolezza e dalla fragilità, custodiscono la vita umana”, ricordando che “la Santa Famiglia di Nazareth è modello di chi, pur nelle traversie della vita, porta avanti il progetto di Dio”.

Con la benedizione finale e lo scambio di auguri per un felice anno nuovo, si è concluso questo sentito appuntamento, che ha lasciato nel cuore e nella mente dei partecipanti il desiderio di un rinnovato impegno nella custodia della vita umana in tutte le sue manifestazioni.