Porto Torres, l’omelia dell’Arcivescovo per la “Festha manna” in onore dei Martiri
Lunedì 29 maggio nella Basilica dei Santi Martiri Turritani, a Porto Torres, si è svolto il solenne pontificale presieduto dall’Arcivescovo Gian Franco in occasione della “Festha manna”. Presenti alla celebrazione numerosi fedeli e le autorità civili, militari e accademiche del territorio. In prima fila il sindaco di Porto Torres, Massimo Mulas e il sindaco di Sassari, Nanni Campus che al termine della celebrazione hanno compiuto insieme con il parroco monsignor Salvatore Masia il tradizionale il gesto della consegna delle chiavi dalla basilica, a testimonianza del legame storico tra le due città.
“Nell’ottobre di due anni fa – ha detto l’Arcivescovo nell’omelia – mentre si avviava verso una lenta risoluzione il periodo della pandemia mondiale, ho voluto dedicare a questa amata Città alcune indicazioni, per favorire e accompagnare il rinnovamento della presenza della Comunità ecclesiale nel territorio, e aprire prospettive di rigenerazione in previsione anche della Visita pastorale che avrei da lì a poco inaugurato, proprio iniziando da Porto Torres. Allora come oggi, il Cammino sinodale cui tutti Papa Francesco invitava e continua a convocare, si dimostra provvidenziale per rendere ulteriormente fertile e accogliente il terreno in cui il «chicco» evangelico, morendo, offre il frutto abbondante di un’umanità riconciliata in sé e con Dio. La prospettiva del progetto pastorale interparrocchiale tende proprio a questo: proseguire l’esperienza evangelica delle origini, attuando nella… «Die ac nocte…» vi dicevo, con le parole della Passio che racconta l’opera evangelizzatrice dei nostri cari Martiri Turritani, un’espressione che non scandisce il semplice procedere cronologico del tempo, ma offre una prospettiva esistenziale in cui né ingannevoli bagliori, né insidiose tenebre, possono affievolire o compromettere la gioia condivisa di seguire il Signore, servendolo nelle vicende in cui siamo immersi.
“Anche nel pellegrinaggio notturno – ha detto ancora – il nostro cammino simbolico si è orientato verso questa incancellabile certezza, lo abbiamo sperimentato sostenuti dalla preghiera per il dono della pace, in cui Gavino, Proto e Gianuario sono divenuti fari splendenti e perenni: quanti offrono a Dio la propria vita non conoscono l’oblio, non smettono di respirare, prima d’aria e poi di Spirito, al cospetto del Signore della Vita, associati a Lui nella “glorificazione” che il Padre sigilla con il saluto continuo del Risorto «Pace a voi!». GV 12,24 «In verità, in verità io vi dico: se il chicco di grano, caduto in terra, non muore, rimane solo; se invece muore, produce molto frutto». Certamente le parole dell’Evangelista riportano come Gesù parlasse «di se stesso. Era lui granello che doveva morire per moltiplicarsi: sarebbe morto per l’incredulità dei Giudei, si sarebbe moltiplicato per la fede dei popoli» . Oggi noi siamo qui riuniti per annunciare ancora una volta quel giorno perenne, che non conosce tramonto, quella notte profonda in cui il peccato e la morte sono stati sorpresi e sopraffatti dall’Autore della Vita. Siamo radunati insieme e celebriamo insieme la «Solenne e meravigliosa affermazione, che dice come dipenda, la salvezza o la dannazione dell’uomo, dall’amore o dall’odio che egli porta alla sua anima. Se ami in modo sbagliato, tu odi; se odi in senso buono, ami. Beati coloro che sanno odiare la propria anima in maniera da salvarla, evitando, per un malinteso amore, di perderla» . Gv 12,25 «Chi ama la propria vita, la perde e chi odia la propria vita in questo mondo, la conserverà per la vita eterna».
“Sant’Agostino – ha ricordato l’Arcivescovo – usa un’espressione molto moderna per guidarci verso la vittoria di Cristo, verso la comprensione del suo riflesso nella vita dei nostri Martiri e verso l’attualizzazione della medesima “glorificazione” del nostro tempo: «un malinteso amore»! Quanti fatti di cronaca, quante brutte notizie, quante vite sono piagate da questo fraintendimento del cuore, della ragione, della cultura, della politica, dell’economia, della finanza? La guerra che divampa e cova, poi cova e divampa, l’inimicizia che solleva i propri trofei di sangue finto e vero, le parole che inneggiano – vicine o lontane – alla vittoria dell’uomo sull’uomo e non di Dio su ogni realtà. Eppure San Gavino non smette di mostrarsi a noi come soldato disarmato, come guerriero inerme, come «chicco di grano, caduto in terra» ma ancora rivestito dell’oro del Sole invincibile che è Cristo, quando «…ancora una volta ringraziò Iddio di averlo chiamato alla fede; rivolse un tenero sguardo alla vicina Torres, all’Isola tutta, invocando su di esse la protezione del Cielo; poi assorto nella soave contemplazione del suo Dio che lo aspettava, si dispose al martirio»”.
“Quella stessa permanente gratitudine, quella tenerezza che promana dal solo sguardo, quella benedizione capace di espandersi oltre il profilo dei territori conosciuti possiamo e vogliamo chiedere ancora oggi al Signore che, per l’intercessione dei Martiri, sopravviva, si rigeneri, prenda il sopravvento sulle nostre cattive abitudini, sulle nostre comode scuse, sui nostri alibi e pigrizie, sulle nostre perplessità e resistenze, in definitiva su tutti i nostri “malintesi amori”, e ci confermi nel servizio del Vangelo: nessun uomo è di troppo, nessuno è sbagliato, nessuno è fuori tempo massimo, nessuno è inutile, nessuno è nemico. Certamente la pace che abbiamo invocato e continueremo a invocare con Maria, nella Giornata diocesana appena istituita in concomitanza con lo scioglimento del Voto, con il Pellegrinaggio per la Pace che unisce Sassari e Porto Torres, riguarda le trincee reali che separano e contrappongono popolo contro popolo, nazione contro nazione. Il pensiero alla «martoriata Ucraina» e a tutti gli scenari di estrema violenza in corso nel mondo non può abbandonare nemmeno per un momento il cuore di alcun credente, ma allo stesso modo non possiamo tralasciare di offrire alla conquista della Pace le nostre singole vite, le nostre case, le nostre istituzioni, le nostre comunità, persino le nostre chiese”.
“Penso – ha rimarcato – a quante occasioni ci sono offerte come singoli, in qualità di cittadini e di credenti, membri della comunità civile ed ecclesiale, di ribadire con il dono di noi stessi, genuino, gratuito e generoso, che non siamo eredi di un passato mitico o di una storia conclusa, di una missione esaurita o di progetti infruttuosi! Il mondo della cultura e della politica, la realtà giovanile e il dialogo tra le generazioni, le attività produttive e le povertà emergenti, le relazioni affettive e le dinamiche dell’accoglienza: quante sono le guerre silenti che attendono d’essere disinnescate da chi ha immerso se stesso nell’Amore, quello invincibile, quello «fino alla fine» che testimoniano i Santi Protomartiri e che Cristo stesso ha immesso nei nostri cuori. E questo non riguarda solo il clero, i sacerdoti o il vescovo: «quando sentite il Signore che dice: dove sono io, ivi sarà anche il mio servo», già Sant’Agostino ribadisce che ciascuno di noi è capace di servire il Signore, «vivendo bene, facendo elemosine, facendo conoscere a quanti vi è possibile il suo nome, il suo insegnamento. E così ogni padre di famiglia si senta impegnato, a questo titolo, ad amare i suoi con affetto veramente paterno. Per amore di Cristo della vita eterna, educhi tutti quelli della sua casa, li consigli, gli esorti, li corregga, con benevolenza e con autorità. Egli eserciterà così nella sua casa a una funzione sacerdotale e in qualche modo episcopale, servendo Cristo per essere con lui in eterno» . Il Concilio Vaticano II in merito ha detto: «tutte le opere dei laici, la vita coniugale familiare, il lavoro giornaliero, se sono compiute nello spirito, diventano spirituali».
Foto: Pietro Masala, Ufficio stampa Comune di Porto Torres