L’Arcivescovo: “Ho trovato volti accoglienti e porte aperte”
Con la celebrazione eucaristica presieduta dall’Arcivescovo Gian Franco nella chiesa di San Matteo Apostolo a Chiaramonti domenica 30 aprile si è conclusa la visita pastorale nelle comunità di Osilo e Chiaramonti. Alla Santa Messa, concelebrata da don Angelo Farina, don Emanuele Piredda e monsignor Salvatore Fois, hanno partecipato le autorità civili e militari dei due paesi, i gruppi parrocchiali e le confraternite.
“Il Signore – ha detto monsignor Saba nell’omelia – ci convoca nella festa del Buon Pastore per celebrare l’Eucarestia: affidiamo questi due paesi a Gesù risorto. Queste due care comunità vivono un appuntamento significativo. Oggi il Vangelo richiama al concerto di ovile nel quale Gesù raduna il popolo, la famiglia. Il vero compito della visita pastorale è radunare la famiglia del popolo di Dio in cammino. Questa esperienza l’abbiamo vissuta, insieme, concretamente nelle due settimane trascorse qui. Abbiamo coinvolto i due paesi, mettere in movimento significa suscitare un movimento fisico interiore della Chiesa che si raduna e accoglie l’invito di Gesù. Il Vangelo ritorni nel cuore della comunità, il messaggio centrale è sempre quello di porre al centro Cristo, la visita pastorale ha solo questo oggetto. La famiglia di Dio sia convocata, il desiderio di Gesù è che il suo gregge lo conosca. Egli viene non per aggredire il suo gregge ma per amarlo, e infatti il buon pastore conduce a ciò che è buono e bello: Cristo si occupa di noi, ci convoca e se ne prende cura. Sappiamo che quando la vita umana si degrada nel male perde splendore, l’obiettivo di Cristo è quello di condurci verso cose buone e belle, radunare. Il senso della visita pastorale nell’opera missionaria non è solo un appuntamento di circostanza, le parrocchie si mettano in stato permanente di visita pastorale. L’arrivo del vescovo attiva un processo di dinamismo: lo accompagna lo sostiene e lo incoraggia. A voi lascio, con l’accompagnamento presbiteri, la responsabilità di convocare. Qui ho colto la bellezza delle comunità, lo spirito di accoglienza in ogni persona, ho trovato volti accoglienti e porte aperte. Gesù annuncia a tutti la moltitudine, non dobbiamo selezionare nessuno. Gli operatori pastorali entrino in una visione missionaria non selettiva ma di accoglienza. Cristo è il vero pastore, tutti collaboriamo alla sua azione perché inviati da lui, è negli spazi buoni che egli ci fa incontrare le porte aperte”.
“Questo – ha detto ancora – è un territorio ricco di memoria di fede, vi sono molti anziani, che rappresentano un patrimonio ricco. Il travaso di memoria è importante che avvenga, la relazione intergenerazionale è da promuovere e favorire. La fede non è un museo del passato, la memoria della fede viva viene trasmessa è rappresentato un grande patrimonio. Questo è anche un territorio che socialmente ci interpella tutti: si è parlato spesso d’un denatalità. La famiglia va sostenuta, così com’è, perché è una realtà concreta. La nostra terra si è sempre contraddistinta con una cultura dell’ospitalità e dell’accoglienza, siamo chiamati a sviluppare sensibilità e attenzione. Occorre non scoraggiarsi, Gesù non dice che egli sparisce, egli è presente. Gesù è il primo evangelizzatore: questo è il primato di Dio. Egli suscita, ispira, accompagna in mille modi. Dio ci accompagna in mille modi, e questo è importante per le Comunità. La stanchezza a volte ci pervade, noi cerchiamo di conservare la gioia. Dio cerca tutti. Il Papa ora è in viaggio perché rappresenta il pastore universale, ha a cuore tutte le situazioni. L’universalità va anche preparata, il popolo di Dio può fare tanto in collaborazione con i presbiteri, chi ha compiti nelle Comunità infatti una ha visione universale. Occorre lavorare con il parroco, Gesù torna a caricarci sulle sue spalle una volta dopo l’altra. Noi certamente non possiamo sostituirci a Dio. Noi come popolo andiamo incontro alla Chiesa, facciamo emergere questa dimensione nell’opera missionaria. Il mio invito è quello di rinnovare oggi stesso il nostro incontro con Gesù Buon Pastore, per incontrarlo e rincontrarlo. I tre luoghi nei quali immettere il seme rinnovato dell’incontro sono la pastorale ordinaria, le persone battezzate che non vivono secondo uno stile battesimale e coloro che non conoscono Gesù. Abbiamo il compito di non escludere nessuno, di toglierci di dosso la tentazione. Occorre deporre le armature che non ci aiutano a camminare verso il progetto che Dio ha messo nelle nostre mani, alleggeriamoci di ciò che non ci fa crescere. Camminiamo insieme – ha concluso – sentendoci parte di un unico corpo che è la Chiesa universale.