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L’invito ai detenuti: “Impegno comune per sanare le ferite e ricucire gli strappi”

Sabato 21 gennaio l’Arcivescovo Gian Franco ha vissuto una delle tappe della Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani all’interno della Cappella di San Sebastiano nella Casa Circondariale di Bancali. È stato un momento significativo in quanto proprio all’interno di questo luogo «sono presenti persone provenienti da culture diverse, confessioni cristiane altre rispetto a quella cattolico-romana, nonché altre tradizioni religiose e sensibilità umane differenti» – ha sostenuto l’Arcivescovo. Un tale contesto risulta essere quel terreno fertile nel quale la parola “unità” può portare il suo frutto concreto caratterizzato altresì dalla sofferenza e dall’impegno, significato dal tema della Settimana di preghiera, a: “imparate a fare il bene; cercate la giustizia” (Isaia 1,17). In questo atteggiamento di ricerca del bene e della giustizia si inserisce l’itinerario pastorale della Chiesa diocesana nel cammino sinodale. Un processo avviato da tempo e che nella prospettiva dell’unità tra i cristiani pone ancora una volta in rilievo la dimensione ecumenica da saper vivere ad intra e ad extra. Per questo motivo ritorna alla mente l’immagine della Chiesa-Casa, quale luogo da abitare ma anche quale realtà che custodisce e preserva l’unità nell’armonizzazione delle differenze. La presenza del Vescovo diviene pertanto il segno e la garanzia affinché l’unità venga ricercata e vissuta. L’Arcivescovo ha quindi affermato che «l’unità è possibile a partire dalla cura dell’unità personale di ciascuno, nell’impegno a voler sanare le ferite, a voler ricucire quegli strappi che ogni persona porta dentro di sé». Il modello e il riferimento dell’unità rimane sempre il Cristo, «unico tronco di un albero dal quale si diramano tanti altri rami che seppur differenti l’uno dall’altro, solo uniti rendono testimonianza della bellezza dell’unità nella diversità».

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