«Con lo sguardo sul volto di Cristo» – Il Messaggio per l’itinerario quaresimale
Sabato 20 febbraio, durante il Ritiro degli operatori pastorali, è stato consegnato ai fedeli della diocesi il Messaggio dell’Arcivescovo «Con lo sguardo sul volto di Cristo» per l’itinerario quaresimale. Nel testo, il Vescovo Gian Franco offre ai singoli e alle comunità una riflessione unica per la conversione della nostra Chiesa, completato da saluti, meditazioni e preghiere dedicati alle famiglie, i lavoratori, i disoccupati, i giovani, gli studenti, gli anziani, i malati, tutti i battezzati e gli uomini e le donne di “buona volontà”.
Di seguito riportiamo il testo della prima sezione del Messaggio ed il PDF con il testo integrale.
Cari Fratelli e Sorelle, Cari Amici,
agli inizi di questo tempo quaresimale desidero rivolgere a tutti voi un saluto carico di affetto, consegnandovi un messaggio e offrendovi un itinerario, che spero possa accompagnare qualche vostro momento di riflessione e preghiera.
Vorrei innanzitutto richiamare alla mente qualche pensie- ro che ha animato il cammino di questi primi anni di ministero episcopale nella Chiesa Turritana, per poi fissare lo sguardo sul volto di Gesù Cristo e a Lui affidare tutte le nostre esistenze, così segnate da questa pandemia, invocando per ciascuno di noi una rinnovata effusione di grazia e pienezza.
Alcuni anni fa, dopo essere arrivato in Diocesi come Pastore, invitai i ministri ordinati a rispondere con rinnovato fervore all’in- vito da essi ricevuto il giorno dell’ordinazione: «Siate ciò che vedete» (LP, 2018). Oggi desidero estendere l’invito a contemplare con lo sguardo il volto di Gesù Cristo a tutti: «Siate ciò che vedete».
Rivolgere i nostri occhi al Signore, disporci interiormente ad apprendere nuovamente da Lui l’arte del vivere, è la prima via di rinnovamento interiore che porta a celebrare la vita nuova della Pasqua: è «l’esperienza risanante della grazia che ci apre ad oriz- zonti di fede, di libertà, di serenità» (LP, 2018, 13).
Orientare lo sguardo insieme, in una medesima direzione, ci aiuta a camminare verso il nuovo umanesimo, «che è quel- lo dei “sentimenti di Cristo Gesù” (Fil 2,5). Essi non sono astratte sensazioni provvisorie dell’animo, ma rappresentano la calda forza interiore che ci rende capaci di vivere e di prendere decisioni» (FI, 2015).
Desidero fortemente che cresca nella nostra città e nel terri- torio della nostra diocesi una cultura rinnovata, un umanesimo che ci liberi «da uno stato di estraneità per coltivare un’etica dell’abi- tare con-gli-altri, una spiritualità concreta di “buon vicinato” che divenga “vicinanza”» (PA, 2018, 13).
L’invito a «lasciarsi interpellare da chi abita nella porta ac- canto» non è divenuto inadeguato dopo l’esperienza della pande- mia, ma sta rivelando il suo senso pieno in quanto indica uno stile di vita inclusivo, aperto, una cultura dell’incontro capace di rinnovare la persona e la società, a partire da quei legami sociali che abbiamo sperimentato essere così decisivi per una pienezza di vita. «Ritorniamo a coltivare la persona umana!» (PA, 2018, 29). La cura della persona è la via più efficace per contrastare il male dell’indifferenza che attanaglia la nostra società. Ho già ricordato (OI, 2018, 5) come la prima domanda di Dio all’uomo tocchi il tema della fraternità (Gen 4,6): l’altro è la realtà (MA). Quanto abbia- mo bisogno oggi di questo sano “sbilanciamento”: tutto ciò signifi- ca prediligere lo stile della partecipazione, dell’appartenenza, del prendere l’iniziativa, della concretezza, uscendo dall’autoreferen- zialità e dall’egoismo per incontrare l’altro così come egli è, senza condizioni (cf. OI, 2018, 7-15).
Quando lo sguardo di Gesù Cristo incontra i nostri occhi ritroviamo la motivazione che ci sostiene nell’«arte del precedere» (PC, 2019, 15) e diveniamo capaci di integrare, dialogare, generare una nuova mentalità che trasfigura il quotidiano. Diveniamo segno di una umanità rinnovata, germoglio di nuovo umanesimo come Maria che costantemente ci invita, con la sua testimonianza di vita, a ritornare alla sorgente spirituale del nostro essere e del nostro agire (cf. MM, 2019, 10).
Così siamo capaci di deciderci per azioni giuste e buone (BI, 2019). Passiamo da un atteggiamento di indifferenza al fare la differenza. Azione e contemplazione nella tradizione cristiana sono dimensioni profondamente connesse: «Riconoscere il bene ricevu- to, accorgersi del dono della vita, gustare la bellezza del quotidia- no, accogliere i tanti “involti d’oro” che Dio ci offre, muove ad un impegno solido e responsabile nei confronti dell’altro e del bene comune» (BI, 2019, 23).
Come accennavo, l’esperienza della pandemia ha amplificato queste dinamiche e le ha mostrate con maggiore limpidezza: l’espe- rienza del limite umano ha rivelato con forza che solo mettendo in rete le fragilità dei singoli sarà possibile divenire artigia- ni di un futuro di bene comune e costruire una nuova umanità. Inoltre, ci è stato riconsegnato «quel paradosso così necessario alla nostra salvezza: “legno” e “Spirito” insieme (Gregorio di Nazianzo, Discorsi Teologici, 2,27), si incontrano nella Croce, lì dove la fragilità umana incontra la salvezza, lì dove si origina la Chiesa. Gesù Cri- sto, sulla Croce assume la nostra debolezza e ci eleva verso il Padre. Solo così noi possiamo divenire partecipi della grazia della fede, solo facendo esperienza nella nostra vita di questo felice incontro: morte e vita si incontrano nel “piccolo legno”, che simboleggia for- temente la condizione dell’esistenza umana» (SB, 2020, 17).
A partire da questa consapevolezza nasce l’invito, sull’esem- pio di San Nicola, a far sì che Fede, Speranza e Amore ritornino ad essere «dinamismi vitali che irradiano nella vita umana processi di cambiamento, di amore sociale, di amicizia sociale, di rispetto sociale» (AM, 2020, 4): queste virtù costituiscono vere e proprie prospettive di rinnovamento di sé e della società.
Carissimi,
trovo fecondità nel fissare lo sguardo di Gesù Cristo. In Lui trovo la sorgente del mio essere e del mio agire. In questo tempo di Qua- resima vi invito a contemplare, con lo sguardo e con il cuo- re, il volto di Cristo nella sua passione. La tradizione artistica ci consegna molte rappresentazioni del Salvatore nel contesto della flagellazione e delle sofferenze che Egli ha sopportato per dare a noi la possibilità e la libertà di essere Figli, riscoprendo il volto di un Padre amorevole che ha cura di noi.
Nella chiesa di Santa Caterina, in Sassari, custodiamo un di- pinto su tela del XVII secolo del gesuita fiammingo Jan Bilevelt: esso raffigura un Cristo sofferente, flagellato, che nonostante tutto volge a noi il suo sguardo e trasmette una serenità sorprendente. Il messaggio che riceviamo è straordinario: oltre le sofferenze di que- sta vita, oltre l’opacità dell’esistenza che a volte ci toglie il senso del vivere, c’è un Amore che rende ogni istante degno di essere vissuto, perché la prospettiva dell’umano non è finitudine, ma eternità.
La “crisi di Gesù”, in questa prospettiva, è capace di rivelare il senso profondo delle nostre crisi. Questo tempo di crisi costituisce un’opportunità straordinaria di rinnovamento inte- riore e di trasformazione della cultura e della società.
«Tutto ciò che di male, di contraddittorio, di debole e di fragile si manifesta apertamente ci ricorda con ancora maggior forza la necessità di morire a un modo di essere, di ragionare e di agire che non rispecchia il Vangelo. Solo morendo a una certa mentali- tà riusciremo anche a fare spazio alla novità che lo Spirito suscita costantemente nel cuore della Chiesa. I Padri della Chiesa erano consapevoli di questo, che chiamavano “la metanoia” [conversio- ne]» (CR, 2020).
Qui sta il senso autentico del “piccolo itinerario quaresimale” che unitamente al presente messaggio offro a voi tutti: un invito a dedicare un po’ di tempo in questa Quaresima alla cura della propria interiorità, contemplando lo sguardo carico d’amore di Gesù.
A questo messaggio faranno seguito alcune pagine dedicate a diversi ambiti della cura della persona e della comunità. Sono un invito concreto a fermarsi, prendere tempo come singoli o in piccoli gruppi, vivendo alcuni momenti di preghiera contemplativa con lo sguardo rivolto al Cristo flagellato. Così facendo potremo chiedere la grazia di un nuovo stile di vita (conversione) e di un nuovo modo di partecipare alla vita della comunità.
Vi invito ad accogliere questo strumento in modo semplice ma vivendolo intensamente: trovate un luogo adatto, nelle vostre case, in una chiesa o in un santuario. Anche all’aperto, contem- plando la bellezza della casa comune. Prima di iniziare fissate per qualche istante il dipinto di cui vi ho parlato, in particolare lasciate riposare il vostro sguardo su quello di Gesù. E poi, come in uno specchio, osservate le diverse sfaccettature spirituali che esso vi of- fre, aprite il vostro cuore per apprendere dal Maestro dell’Amore quell’arte del vivere che porta alla pienezza di vita e alla felicità autentica.
Scegliete nel corso della Quaresima due o tre dei momenti pro- posti che più si addicono alla vostra esperienza di vita. Ciascuno di essi è impostato secondo lo stile della lectio che progressivamente ci accompagna nell’aprire il cuore, la mente e la volontà alla scuola del Vangelo. Accogliete un semplice messaggio di apertura e speranza. Lasciatevi purificare lo sguardo attraverso la contemplazione dell’i- cona di Gesù flagellato: ecco l’umanità nuova (Ecce Homo – Gv 19,5) capace di aprire il cuore alla speranza. Mettete a fuoco un pensiero che vi sarà suggerito: troverete espressioni semplici, che fanno parte dell’esperienza della Chiesa-Casa, del quotidiano. Questo vi aiuterà a predisporre la vostra mente ad accogliere la Parola. Ogni momen- to sarà legato ad un brano degli Atti degli Apostoli e sarà condiviso un breve commento, che se vorrete potrete approfondire attraverso la rilettura della Nota Pastorale (NP, 2020). A questo punto il consi- glio è quello di sostare sulla Parola, in silenzio se da soli, oppure nel confronto della propria esperienza di vita se in un piccolo gruppo. Da ultimo concludete con la preghiera: l’orazione di fronte al Cristo sofferente è fonte viva di misericordia, di consolazione, di sicurezza e fiducia. Questi momenti di riflessione, confronto e preghiera potran- no ispirare le vostre buone opere del tempo quaresimale.
Il Signore vi benedica e vi protegga. Faccia risplendere il suo volto su di voi e vi doni la sua misericordia. Rivolga su di voi il suo sguardo e vi doni la sua pace (Benedizionale Romano, 2553).
17 febbraio 2021
Mercoledì delle Ceneri