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Alle radici di una Chiesa vitale

Lo scorso venerdì 2 ottobre, presso l’Auditorium del Teatro comunale di Sassari, secondo le modalità consentite dalle restrizioni dovute all’emergenza sanitaria in corso, i rappresentanti delle comunità parrocchiali, dei movimenti ecclesiali e della Curia dell’Arcidiocesi Turritana si sono riuniti intorno all’arcivescovo, mons. Gian Franco Saba, per l’appuntamento che inaugura l’inizio delle attività pastorali diocesane nella riflessione e nella preghiera comune.

La moderna struttura cittadina, che svetta di fianco alla chiesa di Cappuccini nell’omonimo quartiere, ha fatto da sfondo agli interventi del vescovo Gian Franco e di don Emanuele Giannone, rettore del pontificio collegio leoniano di Anagni e docente di teologia morale nell’istituto teologico leoniano, moderati dal giornalista Gianni Garrucciu. La diretta televisiva e lo streaming web, l’installazione di uno schermo nell’auditorium San Giovanni Paolo II ed il collegamento in diretta con le due comunità parrocchiali di Sorso e Thiesi, agli estremi opposti del vasto territorio diocesano, hanno permesso di superare il limite di duecento partecipanti imposto dalle norme anti-Covid e di condividere con un pubblico più vasto le riflessioni proposte.

A seguito della preghiera introduttiva, guidata dal vicario generale monsignor Antonio Tamponi, ha preso il via l’esortazione di monsignor Saba a proposito del rinnovamento della Chiesa a partire dalle parrocchie: «Di una comunità ecclesiale bisogna verificare il terreno si cui si sviluppa e da quale fonte trae alimento di vita». Da qui la necessità di una rilettura in chiave spirituale del passato, specie dei momenti più prolifici della storia diocesana, «perché in quelle tappe della Chiesa e del territorio ci sono i frutti più belli». La rilettura degli Atti degli Apostoli è la traccia su cui il presule ha sollecitato «a lasciarsi coinvolgere nella passione degli apostoli e scrivere nuove pagine di buona novella». «Una Chiesa chiusa in se stessa –ha ribadito– non è fedele alla propria vocazione, non promuove il nuovo umanesimo dell’incontro». Se l’usura del tempo può avere inibito le dinamiche di rigenerazione, occorre riflettere sulla storia personale e collettiva per ritrovare quella linfa vitale che è alimento del cambiamento.

«Con lo sguardo fisso su di Lui» era il titolo del contributo di don Emanuele Giannone sul cammino delle comunità cristiane in questo tempo. «In quanto cristiani –ha esordito– possiamo narrare un’esperienza forte, corale, che è la comunione in Cristo: l’azione pastorale deve essere comunitaria e dobbiamo compiere tutti lo sforzo di fare discernimento comunitario, in ogni ambito, per la parte che ci spetta». «La Chiesa è un corpo –ha proseguito don Emanuele– ed è auspicabile che riesca a portare avanti il progetto unitario come soggetto pastorale coeso». Con una sottolineatura in riferimento alla cultura digitale, il rettore e teologo di Anagni ha rimarcato la necessità della Chiesa contemporanea di raccogliere la sfida dei linguaggi per «comprendere come parlare di verità e di senso in questo tempo, usando anche il mezzo tecnologico per dialogare e trasmettere la fede. La Chiesa è Chiesa –ha spiegato Giannone– se sa guardare a questo mondo e dare risposte adeguate».

Michele Spanu e Claudia Sancius, caporedattore e collaboratrice di Libertà, hanno dato voce ai collegamenti con padre Luigi Maiocchi, don Luca Collu e Antonio Canu sui temi trattati durante la serata.

L’assemblea ecclesiale si è conclusa in Cattedrale con la concelebrazione presieduta dal vescovo Gian Franco e durante la quale i nuovi parroci hanno rinnovato la professione di fede, pronunciando il giuramento di fedeltà nell’assumere i nuovi incarichi.

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