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Vivere oltre le trappole

ANNO A – III DOMENICA DI QUARESIMA

Es 17,3-7 | Sal 94 | Rm 5,1-2.5-8 | Gv 4,5-42

Ufficio Evangelizzazione e Catechesi – mons. Mario SIMULA

L’amore di Dio si muove sempre per vie alternative. “Mentre noi eravamo nel peccato, Dio ha dato il Figlio per noi”. Gesù viene prima della nostra conversione. Mentre noi ci agitiamo nelle durezze del male, Dio si misura con l’enormità del suo amore. L’incontro tra Gesù e la samaritana è una prova paziente e profonda di amore. Gesù ha sete della fede di questa donna che viene ad attingere acqua al pozzo di Giacobbe. Gesù ha sete di vedere in lei un amore ritrovato. Quell’amore di Dio “che è stato riversato nei nostri cuori per mezzo dello Spirito Santo”. L’incontro di Gesù inizia con un imperativo sublime: “Dammi!”. Il primo passo verso la relazione della fede è una richiesta da parte di Gesù: “Dammi”. Gesù si presenta povero, bisognoso, con una povertà dimessa ma che arricchisce fin dal primo momento chi lo ascolta. Davanti a lui c’è una donna. Una donna. Una creatura svalutata e non significativa a quel tempo. C’è una donna che, a modo suo, crede in Dio. C’è una donna che fa una vita sregolata. L’attenzione di Gesù non è rivolta prima di tutto al problema morale della Samaritana senza norme. Vuole farle fare un cammino di fede. Scorge in lei un desiderio di Dio. Per arrivare all’incontro col Padre Gesù aspetta che la donna riconosca in lui il Salvatore. Soltanto questo atto di fede può alimentare e appagare la sete della Samaritana. Se ci pensiamo bene, la nostra comunità, ogni comunità credente è sempre in cammino di fede, va verso l’acqua viva che è Gesù. Gesù abita le nostre comunità a condizione che esse stesse diano sorgenti zampillanti per la vita eterna, avamposti della comunione che soddisfa ogni sete. Comunità che mentre generano alla fede, diventano giorno dopo giorno cristiane. Gesù percorre insieme alla donna samaritana un vero cammino di fede. Non esistono scorciatoie. Si parte sempre da un desiderio profondo, dalla curiosità interiore di conoscere il Maestro. Poi inizia il lento cammino di conversione. La donna sente il suo fardello della situazione umana. Però ascolta con sempre maggiore gioia il Signore che le parla. L’acqua viva sta ammorbidendo il suo cuore indurito. Soltanto dopo questo travaglio dell’anima inizia ad intravedere, oltre il buio al quale si è abituata, la luce della fede. Le nostre comunità rischiano di assuefarsi alla fede. La danno come un dato acquisito e raggiunto una volta per tutte. Gesù ci propone una fede “fresca”, ma faticosa. Diuturna nella ricerca, accolta come un dono, riconquistata ogni giorno come una risposta. Gesù cerca in noi una fede da principianti, non da arrivati. La fede di chi ricomincia sempre e sa di dover ritornare alla fonte di acqua viva, come una cerva anelante. Gesù cerca nelle nostre comunità la fede di chi va a raccontare il suo incontro col Signore e trova in chi ascolta una risposta più grande delle aspettative, perché nel frattempo chi ascolta ha incontrato Gesù lungo la sua strada. In modo inatteso e sorprendente. Ogni comunità che si mette lungo l’austero cammino della quaresima è chiamata a scoprire Gesù  che propone un dono nuovo: il rapporto col Padre-Dio, l’incontro con Gesù stesso. Gesù sa che non siamo pronti a farci illuminare. Il suo sguardo misericordioso e il suo invito alla sequela possono aiutarci ad incontrarlo. Troveremo un amore che ci purifica, che ci corregge, che accoglie le nostre lacrime, che ci libera. Lungo questo sentiero ci sta portando  il tempo quaresimale. Un incrocio tra gioia e pianto, tra correzione e misericordia. Ci dobbiamo sentire dentro questa forza dell’amore che fa scaturire dal nostro cuore la domanda: “So che deve venire il Messia. Che sia Tu il Cristo?”. E Gesù che ci risponde: “sono io, che parlo con te, che parlo con voi!”. Non ci rimane altro che aderire con la vita al Signore che è davanti ai nostri occhi.

Gesù, davanti a Te mi sento sempre un principiante. So con chiarezza che tuo discepolo lo diventerò. Giorno dopo giorno. Fatica dopo fatica. Consolazione dopo consolazione. Gesù, mi sento assetato di Te, della Tua parola, del Tuo sguardo, del Tuo amore. L’acqua viva che Tu mi doni ristora la mia aridità. Rende il mio deserto fecondo. Sto percorrendo i quaranta giorni della ricerca di Te. Sicuramente albeggerà la Pasqua. In quel momento sarà versata nel mio cuore la vita nuova. Ne ho sempre bisogno. Te lo assicuro, Gesù, non cè un attimo della mia vita nel quale mi senta autosufficiente. Se tu non disseti il mio cuore rimango incrostato dai miei peccati. Gesù, stai facendo scorrere davanti a me un tempo favorevole. Mi sento afflitto come tutti i credenti dal digiuno di Te, dal digiuno dell’Eucarestia. Ma sono certo che tu ci sei. E anche oggi, attraverso gli avvenimenti, mi purifichi e metti dentro di me un bisogno struggente di ritrovarti nella Parola, nel Pane spezzato, nella comunità. Tu ci sei, Gesù.

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