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Un’anfora che non serve più

ANNO A – III DOMENICA DI QUARESIMA

Es 17,3-7 | Sal 94 | Rm 5,1-2.5-8 | Gv 4,5-42

Ufficio Comunicazioni Sociali – don Michele MURGIA

Il segreto dell’intimità, il vuoto delle tentazioni e il turbamento del silenzio sono divenuti, nel cammino del discepolo, un possesso pieno e irrevocabile di Dio: dopo Le Ceneri e due domeniche di Quaresima, il Signore ora sfida i conflitti, l’eresia, gli abissi culturali e le contraddizioni umane per donare al Padre un’ulteriore porzione di umanità da travolgere con la sua misericordia. L’episodio della Samaritana si svolge intorno all’idea -peraltro molto diffusa anche oggi- che i bisogni, le necessità abbiano diritto di esercitare il proprio dominino sull’esistenza, a qualsiasi costo, scuotendo e disorientando lo spirito con rigidi imperativi, ricerche inconcludenti e inevitabili fallimenti. Anfora dopo anfora, la sete continua ad ardere di pozzo in pozzo; marito dopo marito, l’amore incompreso si frantuma di ferita in ferita; monte dopo monte, lo spirito e la verità abbandonano gli stereotipi religiosi di tempio in tempio. Anche i discepoli, dopo la donna, provano a salvare da questo annullamento almeno il bisogno di nutrirsi, ma nemmeno il cibo può valere più di quel «Sono io, che parlo con te». Oggi, isolati da una distanza imposta, frastornati da un timore diffuso, assediati da un’insidia invisibile, Gesù indica un orizzonte, una ricchezza, un abbraccio che ci aspetta: «Sono io, che parlo con te».

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