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Un “nulla” chiamato da Dio

ANNO A – II DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO

Is 49,3.5-6 | Sal 39 | 1Cor 1,1-3 | Gv 1,29-34

Ufficio Evangelizzazione e Catechesi – mons. Mario SIMULA

Dio si fida di noi, con un coraggio e con un amore che non avremo mai immaginato. Ce lo dice esplicitamente: “Mio servo tu sei. A te manifesterò la mia gloria”. In queste poche parole è racchiusa la chiamata sublime, imprevista, immeritata, una chiamata che ha origini dal primo momento nel quale Dio ci ha plasmati nel seno materno. Da quel momento voleva mandarci perché, ogni persona che avremo incontrato nella vita, venisse ricondotta al suo amore. Per questo Dio è stato ed è sempre la nostra forza. Ci rende luce delle nazioni per portare il Vangelo, dovunque, sempre, a qualsiasi costo, con un bisogno interiore insopprimibile. La chiamata di Dio è così speciale per noi che non possiamo dare una risposta piccola, mediocre, incerta. La nostra risposta è rischiosa, ma è carica di gioia e di entusiasmo. “Io vengo Signore per fare la Tua volontà. Tu vuoi la mia vita perché io la doni. Ecco, io vengo, deciso a non tenere chiuse le labbra. Vengo per cantare, annunciare il Tuo Vangelo”. Dovremmo desiderare di essere per un attimo dentro il cuore di Paolo che si sente chiamato ad essere l’Apostolo di Cristo Gesù e si sente mandato a coloro che sono santi per vocazione. Tutti quelli che nella comunità cristiana abbiamo aderito all’amore di Cristo non possiamo essere se non annunciatori felici, coraggiosi, instancabili, decisi del Suo Vangelo d’amore, di gioia e di salvezza. Giovanni il Battista sa di non essere il Cristo. Sa di non essere Gesù, e lo annuncia come Agnello di Dio che toglie il peccato del mondo. Una volta che ne ha scoperto l’identità nel fiume Giordano, lo testimonia. Testimonia ciò che ha visto. Racconta la sua vita come la vita di colui che Cristo ha definitivamente trasformato. Noi abbiamo succhiato la grazia del battesimo come il latte materno. Adesso siamo mandati a narrare la nostra avventura di fede, dopo averla ravvivata ogni giorno con la grazia dello spirito perché tutta la nostra vita deve proclamare il lieto annunzio del Vangelo. L’unico dolore, l’unico rammarico che può rimanere in noi è verificare, e in molti casi, la nostra vita non rivela il Vangelo. Il nostro volto triste lo occulta. La nostra testimonianza insignificante lo rende invisibile. E’ veramente straordinario iniziare questo Tempo Ordinario della Liturgia avendo accanto Gesù che, nella ferialità cesella il nostro cuore, lo affina nei dettagli, gli affida il compito di rendere presente la sua persona ogni giorno, in ogni attività, con ogni persona, senza prevaricazioni. Con quella discrezione delicata e affettuosa che rende credibile la bella notizia che annunciamo. Il nostro è un popolo in cammino che soffrendo ogni giorno, può ogni giorno godere della compagnia del Vangelo, della compagnia di Gesù, della compagnia di Dio, il Padre. Insieme un popolo di chiamati fin da quando le mani di Dio hanno iniziato a costruirci nel grembo di nostra madre. Da allora Dio, sempre, instancabile, paziente, amoroso come un padre e una madre rinnova la nostra vita perché sia visibile con delicatezza agli occhi di tutti. Anche di chi non vede o ha abbandonato Dio, eppure lo cerca ogni giorno con un desiderio profondo e inspiegabile.

Gesù, io appartengo alle Tue mani. Mi hai costruito, anche se ci penso poco, su misura perché diventassi pronto a rispondere alla Tua chiamata. Gesù, io sono un miracolo della Tua premura. Gesù, io sono il frutto di un Tuo investimento a fondo perduto. Quando mi formavi nel seno di mia madre Tu pensavi al giorno in cui mi avresti detto: “Vieni e vedi”. Ed io, con l’incoscienza della mia giovinezza, ti ho detto: “Ecco io vengo!”. Gesù, oggi, mi trovo dentro la Tua avventura, non da solitario, ma assieme a Te, assieme a tanti fratelli che magari sono passati per la stessa strada. Ognuno a modo suo. “Ecco, io vengo!”. Senza riserve, anche se sbaglio. Anche se in alcuni giorni sono incerto. Anche se devo registrare fallimenti di insuccessi. Gesù, ciò che non deve mai mancare a me, tuo amico, è la limpidezza del volto, la luminosità degli occhi, la trasparenza delle scelte convinte, la credibilità di una vita donata per sempre e mai richiesta indietro per calcolo o per paura. Gesù, metti nel mio cuore il fuoco irresistibile dell’amore. Gesù, infondi nel mio cuore la tempesta dell’inquietudine. Gesù, accendi nel mio cuore la Luce di una fiducia a tutta prova nella Tua bella notizia. Nella fiducia verso di Te. Tu, Gesù, mi hai chiamato. Io so di chi mi fido. Gesù Tu mi hai chiamato. Io non mi sono mai pentito di averti risposto. Gesù, Tu mi hai chiamato e mi fido talmente della Tua chiamata, che nessuna infedeltà mi fa tornare indietro. Con Te comprendo  che il mio sguardo è sempre verso gli orizzonti degli uomini. I pochi che incontro sono tutti quelli che mi affidi. Non pretendo di salvarli, questo è Tuo compito. Ma ogni giorno muoio dal desiderio di portare il Tuo Vangelo a ciascuno di essi. Gesù, chi sono io da avermi Tu potuto guardare  con tanta fiducia. Lo sapevi che sono fragile e debole e allora perché mi hai guardato con tanta fiducia? Gesù, questa fiducia è l’olio che ogni giorno mi guarisce e mi conforta con la sua dolce tenerezza.

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