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Chi è questo Figlio? L’Amato

ANNO A – BATTESIMO DEL SIGNORE

Is 42,1-4.6-7 | Sal 28 | At 10,34-38 | Mt 3,13-17

Ufficio Evangelizzazione e Catechesi – mons. Mario SIMULA

Chi è questo Sconosciuto che si mischia tra la folla dei penitenti, aspettando il suo turno, per essere battezzato da Giovanni? Sembra l’ultimo degli ultimi. Sembra il peccatore che si mette in coda perché vuole che tutti gli passino avanti. Come se volesse dire: “Io sono il peccatore”. Se lo fissiamo con amore, facciamo una scoperta unica: è Gesù di Nazareth. E’ il bambino che abbiamo contemplato e adorato. E’ colui che ha commosso la nostra esistenza. Come mai è finito in questo deserto straripante di peccato che cerca redenzione e si umilia nella penitenza? Gesù, il nostro Amore, in mezzo a coloro che dell’amore hanno fatto scempio. Accanto a tutti noi, abili ad oscurare il nostro cuore, a rendere cupe le nostre esistenze. Perché una scelta così assurda? Ancora una volta Dio ci coglie di sorpresa. Sceglie il non senso. Capovolge i nostri criteri di valutazione. Dio è davvero una strana presenza. In questo giorno assolato della Palestina, in un deserto inospitale passa in incognito il Dio-con-noi. Giovanni lo riconosce. Lui ne ha sentito la presenza quando ancora si formava nel grembo della madre. Non può piegarsi alla richiesta del Signore che domanda di essere battezzato. Fino a quando può opporre resistenza? E’ il Messia promesso a domandargli di poter manifestare un Volto del suo Amore che per noi è scandaloso. Si immischia nei peccati di quella folla per assumerli, senza umiliare nessuno. Non è possibile che l’uomo creda all’amore di Dio, se Dio non si fa ultimo, se Dio non lo mette a suo agio, senza offenderlo. L’Amore è vertiginoso. Ci fa entrare in un mistero che a mala pena riusciamo a scalfire con l’intuizione del cuore. La voce del Padre ci viene in aiuto, chiarisce le oscurità dei nostri pensieri: “Questi è il Figlio mio, l’Amato”. Tutto è chiaro. In questo avvenimento gioca l’amore, domina l’amore, è annunciato l’amore per ogni uomo che attraversa o attraverserà la scena del mondo. Un amore unico, senza somiglianze. Ognuno di noi è il mendicante che incontra, sulla strada, Dio che si fa mendicante più di lui. Come facciamo a guardarlo negli occhi noi inaffidabili, menzogneri, incapaci di amare, pronti a crocifiggerlo! Si è messo in fila col bagaglio di tutti i nostri peccati perché il suo amore unico è mite, umile, capace di dare dignità agli ultimi. Non alza il tono, non cerca potere, non spezza i nostri piccoli sforzi di bene, non spegne  i tentativi di conversione del nostro cuore. E’ l’Amato del Padre. Colui che vuole diventare il nostro Amore, il modello vivente della nostra vita e delle nostre comunità spente. E’ l’infimo, perché il più sublime, il più alto. La tenerezza che diventa storia in un mondo indurito, dentro il nostro cuore di pietra. Non siamo degni di battezzarlo. Lui ci battezza. Scava le nostre tombe per riportarci alla vita. Ci riabilita perché il nostro sguardo diventi un bagliore di Luce e il nostro passaggio una scia del suo buon profumo. Su un punto arriviamo prima di Gesù: i nostri peccati. Ma non abbiamo più paura. Siamo al nostro posto e aspettiamo ogni giorno, con fiducia, l’abbraccio del Padre e del Figlio, l’Amato.

Gesù, arrossisco di vergogna e vorrei nascondermi perché ti ho intravisto in mezzo a tutti noi peccatori. Uno dei tanti. Dimesso. Sereno. Il Tuo volto mi abbraccia senza provare ribrezzo. Gesù, forse inizio a intuire perché anche Tu ti sei messo in questo corteo di persone piene di peccato. Adesso capisco. Lo fai per me. Perché io non senta più l’umiliazione della mia povera vita. Tu mi cammini accanto. Non temi i miei vestiti laceri. Non temi il mio corpo sporco. Non temi il mio cuore inzaccherato che compare tutto sul mio volto. Mi stai accanto Gesù, inizi a guardarmi, poi a fissarmi con tenerezza, poi a scrutarmi con amore. Mi prendi la mano come fa lo sposo quando la sposa infedele ritorna a casa, la stringi con una dolcezza inspiegabile. Mi stai accompagnando, con naturalezza, con delicatezza, come chi si prende cura di un malato, ungendone le ferite. Mi porti, Gesù, alla fonte dell’acqua viva che mi fa rinascere. Mi mostri la Luce pasquale orientamento per i miei passi e per i miei smarrimenti. Mi ungi con il tuo crisma inebriante di profumi. Non credo a me stesso. Gesù, stai riprendendo tra le mani il figlio sfigurato e gli stai dando il Tuo splendore. Gesù, mi restituisci l’amore del Padre. Mi ridoni il Tuo amore. Che stupore Gesù sentire la voce di Tuo Padre. Sentire quella melodia che ti chiama: “Il Figlio mio, l’Amato”. Io, figlio smarrito accanto al Figlio, l’Amato. Io figlio che non crede più a se stesso, accanto al Figlio l’Amato che da senso alla mia vita. Gesù, dolce presenza. Gesù, dolce compagnia. Gesù, dolce fiume della mia purificazione. Gesù, Luce abbagliante per la mia cecità. Gesù, mano purissima che rende pure anche le mie mani. Voglio ripeterti all’infinito: Tu sei l’Amato del Padre, Tu sei il Figlio. Voglio anche ripeterti con parola umile e sommessa: Tu sei l’Amato del mio cuore. Non merito di dirlo. Ma ho bisogno di dirlo. Se Tu non fossi l’Amato del mio cuore non potrei mai dire al mio Dio: “Abbà, Papà mio. Mia certezza. Mio amore immeritato”. Gesù, sono contento di vederti nella fila dei peccatori. Tu, il Santo. Ho la certezza che in nessun momento ti stanchi di me, ma, ad ogni attimo, mi fai toccare il battito del Tuo cuore.

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